Grazie e Scusa: messaggi a fumetti da Kalina Muhova
Quali sono le prime parole dei bambini? La risposta degli esperti è sostanzialmente univoca. Quelle legate ai bisogni primari. E quali quelle che i genitori dovrebbero insegnare al più presto? A mio avviso “grazie” e “scusa”, insieme a “prego”, “per favore”, “ciao”, “buongiorno”, “buonasera”, “buon appetito”, e tante altre.
Fra questi termini, “grazie” e “scusa” sono strumenti di convivenza civile, ma anche un modo per connettersi alle proprie emozioni. Sono un mezzo per arricchire la propria intelligenza emotiva, per comprendere e vivere reciprocità ed empatia, acquisire consapevolezza di sé e degli altri. Il bambino apprenderà ad utilizzarli più facilmente se li sentirà pronunciare da chi ha vicino, modello di buone maniere, di rispetto e di valori sociali.
E se fin dall’infanzia si è ben disposti a dire “grazie” perché sottende a un messaggio positivo, “scusa” riesce più difficile, spesso più doloroso. Non di rado l’ammissione di un errore è accompagnata da ataviche insicurezze, dalla paura dell’abbandono o del giudizio, dal senso di inadeguatezza o di colpa.
Grazie e Scusa, i due curatissimi e deliziosi libricini dell’illustratrice e fumettista bulgara Kalina Muhova (RULEZ, 2021), sono la sintesi perfetta di molti di questi aspetti. Realizzati nel corso di questo periodo tanto complicato di pandemia, sono una raccolta sincera ed autentica di sentimenti profondi e preziosa intimità.
Nato agli albori del 2020 come fanzine autoprodotta, Scusa oggi torna a vivere ristampato. È la summa dell’autoflagellazione femminile. Riunisce quegli “scusa” che diciamo anche troppo agli altri e quasi mai a noi stesse, quando la tristezza prende il sopravvento e ci sentiamo vulnerabili e indifese.
Ma perché non concederci un po’ di indulgenza? Perché non perdonarci e accettarci fino in fondo? Per coccolarci di più basterebbe anche solo cominciare da un piccolo esercizio: trasformare gli “scusa” in “grazie”. Non «Scusa per il ritardo» ma «Grazie per avermi aspettato». Il messaggio suonerebbe meno come autogiudizio. Il dolore sarebbe probabilmente più confinato. Guardando in un’ottica positiva, scopriremmo motivi per sentirci meglio.
Ed è quello che è venuto spontaneo fare anche a Kalina Muhova, in seconda battuta. Toccato il fondo, ha sentito il bisogno di guardare il suo universo in una nuova prospettiva. Grazie è il frutto di questa visione. È la versione grafica dello stratagemma che l’ha aiutata a combattere la disperazione e ad alleviare il peso che la opprimeva: un’estemporanea lista di cose per le quali essere riconoscente.
Ecco quindi immortalati tanti motivi, personali e universali, piccoli e grandi, per cui esprimere gratitudine. Una piantina da curare che cresce e dà soddisfazione, avere un tetto sulla testa, non patire la mancanza di cibo, godere di un amore paziente, contare sull’affetto e il sostegno della famiglia, avere intorno amici veri…
Non mancano le cose positive che per fragilità pensiamo di non meritare e che invece, a guardar bene, ci siamo guadagnate e costruite. Ogni disegno, ogni piccolo haiku, agisce come una pillola salvifica di felicità.
Kalina Muhova dai suoi canali social chiede ai lettori se abbiano altre strategie per sentirsi meglio nei periodi critici come quello che stiamo affrontando. La mia risposta è no. Durante il primo lockdown anche io ho sentito l’esigenza di focalizzare l’attenzione sulle cose per cui reputarmi fortunata. La sera, nel letto, prima di dormire le scorrevo mentalmente.
Le ragioni principali coincidevano (e coincidono tuttora) con le sue e sono quelle che ho elencato sopra. Talvolta mi è balenata un’idea. Annotare su un biglietto alla fine di ogni giornata una ragione per benedire la vita, un pensiero felice legato alle ultime 24 ore. Conservandoli in un barattolo avrei potuto rileggerli nelle circostanze in cui è il buio a prevalere. Non l’ho mai messa in pratica.
Così, quando negli ultimi tempi il sole sembrava avesse perso il suo calore, ho iniziato a scrivere elenchi di motivi per cui mi sentivo addolorata. Di fianco a ciascuno, il corrispettivo pensiero positivo. Un modo per capire come poter affrontare le montagne, come guardare i problemi in veste nuova. Un trucco per scoprire che se le sofferenze derivano da errori passati, l’unica soluzione è provare a farle scivolare via. Il passato è passato e non può essere modificato.
Nel frattempo, mentre cercavo di dare un confine alla tristezza, mi sono impegnata il più possibile per fare giungere ai destinatari i miei “grazie”. Solo alcuni sono rimasti nella testa e nel cuore. Peccato non saperli disegnare…
Kalina Muhova, che ha studiato all’Accademia d’Arte di Bologna, città dove vive e lavora dal 2013, torna con Grazie e Scusa al bianco e nero eseguito a grafite. Una tecnica di cui è maestra, che aveva utilizzato già nel 2019 per Il balcone, il suo silent book edito da Tunué. Lì il segno era più dettagliato, qui è più essenziale, ma comunque morbido e sofisticato, in grado di conferire espressività alle figure.
Restituisce una vibrante atmosfera senza tempo, pervasa da un senso di ineffabile malinconia, di velata tristezza nella felicità e di creativa vitalità negli affanni. Luci e ombre di una piena, armonica e imperfetta Vie en rose, che trova perfezione e compiutezza nel momento stesso in cui viene messa su carta divenendo arte.
A rendere speciali Grazie e Scusa, oltre al contenuto, contribuiscono diversi dettagli di confezionamento: il formato ridotto 15 x 10 cm, la scelta della carta e la copertina glitterata. Sono davvero perfetti per un regalo e per mandare un messaggio d’affetto alle persone del cuore. Possono essere acquistati separatamente, oppure in coppia sul sito kalinamuhova.com. In questo caso vi arriveranno avvolti in una bellissima carta velina stampata, racchiusi all’interno di una magnifica scatola di latta bianca dal sapore vintage e con l’aggiunta di due stickers.
Davvero un felice inizio, un primo passo ben piantato del giovane sodalizio femminile fra Kalina Muhova e Chiara Palmieri, fondatrice di RULEZ, neonata società che si occupa della produzione di ambiziosi progetti legati al fumetto e che rappresenta artiste e artisti dalla visione sperimentale e innovativa.
Ad entrambe auguro di cuore fortuna e brillanti successi, con il desiderio di poterli testimoniare ancora sul mio blog. La parola giusta per avermi regalato un così originale strumento di introspezione è Grazie e Scusa è quel che chiedo loro se in questo articolo ho indugiato troppo sul mio personale sentire.