Putain de vie! Le strade della prostituzione
È un fumetto di indagine, documentario, un esempio di graphic journalism rigoroso e imparziale Putain de vie! di Muriel Douru (ComicOut, 2022). Raccoglie dieci testimonianze rese all’autrice nel 2018 per volontà e con il supporto delle associazioni francesi Paloma e Médecins du Monde. Sono di nove donne, di cui due trans, e un uomo: Vanessa, Amélia, Giorgia, Candice, Lauriane, Emmy, Monica, Blessing, Louis. Persone di nazionalità francese, nigeriana, cinese, colombiana, rumena ecc. accomunate tutte dall’esercizio della prostituzione e dal lavoro sessuale.
I loro casi offrono un quadro ampio, articolato, vario ed obiettivo su un fenomeno antico. Un mestiere che oggi sta via via assumendo nuove forme e diversificandosi, anche per effetto dei recenti media. C’è chi, come Lauriane, rifiutando di essere considerata vittima, sceglie personalmente di esercitare per necessità di lavoro, o per motivi profondamente complessi e intimi.
Una realtà non assimilabile a quella di quante e quanti si ritrovano sul marciapiede a seguito di violenze, della tratta di esseri umani, di una moderna schiavitù. Così minoritaria e diametralmente differente, che non dovrebbe essere affrontata allo stesso modo dalle politiche internazionali, statali e locali.
Il paradosso invece vuole che in molti paesi, chi è obbligato a prostituirsi, vittima di migrazioni forzate, di false promesse di liberazione dalla miseria, di ogni genere di angherie e brutalità, spesso sprovvisto di documenti, si ritrovi in totale balia dei protettori, senza vie di uscita. Le forze dell’ordine, sorvegliando di continuo e minacciando l’espatrio coatto divengono a loro volta carnefici. Il risultato in questi casi è una diffusa percezione distorta. Quasi che ad essere criminale e a commettere reati non sia chi deporta, coercizza, abusa fisicamente e psicologicamente, e di frequente uccide, bensì chi, vulnerabile, tutto ciò lo subisce.
Putain de vie! dà spazio ovviamente a più di una di queste storie, potenti, dolorose, crude, venute a galla grazie ad autentico coraggio. Ci vuole una forza indicibile per rendere pubblici gli orrori patiti, le tenebre affrontate nel corso della vita a causa di individui senza scrupoli. Tanto più quando lo si fa anche a nome di chi non è sopravvissuto, di donne e uomini di cui non si conoscerà mai il nome.
Scelta o costrizione, per tutti i lavoratori del sesso è umanamente difficile farsi ascoltare in un mondo che giudica, stigmatizza, discrimina e marginalizza. Un mondo sessista, intollerante, legato alle tradizioni, alla religione, politicamente ignobile che tratta il sex work unicamente come devianza. Senza contare che non di rado chi ha potere di riformare le cose ostenta moralità e rettitudine, ma solo di facciata. Approfittando a sua volta di prestazioni sessuali, ha ipocritamente tutto l’interesse a proteggersi invece che a proteggere.
«Troppo puttana per essere una brava madre, troppo puttana per essere degna di amore, troppo puttana per cambiar vita, troppo perché la famiglia non se ne vergogni, troppo per affittarle casa».
Muriel Douru con il suo fumetto desidera dare voce a coloro cui è stata troppo a lungo negata. Mira a sensibilizzare approcciando di fianco al tema del mercato del sesso anche quelli delle migrazioni, dell’identità sessuale, dell’omofobia e della transfobia, della condizione femminile, del maschilismo.
Sconvolge avere la possibilità di accostarsi ai percorsi di vita e alle esperienze di ciascuno, a partire dall’infanzia per arrivare ad oggi. Entrare nell’intimo di ogni testimone. Ascoltare confidenze e prese di coscienza. Assistere agli sforzi quotidiani per giungere ad una svolta, per liberarsi dal giro o per pretendere minimi diritti e un po’ di rispetto. Tutto questo privato destabilizza, ancor più sapendo che in Putain de vie! non c’è spazio per la fiction. O meglio, qualcosa c’è di fantasia, ovvero nomi e aspetto fisico dei protagonisti, a loro salvaguardia, in modo da non renderli riconoscibili. Altrimenti quanto è stato rivelato all’autrice in fase di intervista, acquisito e riportato poi nel fumetto, è stato addirittura riletto e validato da parte dei diretti interessati. Un encomiabile impegno per la verità.
«L’impegno particolare dell’artista è scendere nelle viscere delle cose e rendere esattamente ciò che ha scoperto».
Roger Vailland, citazione presente sul sito web di Muriel Douru
Alla durezza del suo reportage e delle storie presentate, Muriel Douru oppone graficamente uno stile ingenuo, forme semplici e morbide quasi prive di rilievo, lontane da un eccessivo realismo. Anche la gamma dei colori che utilizza è generalmente tenue, a tratti spenta, opaca. Le variazioni delle tinte però, così come della composizione delle tavole, sono strumentali all’enfatizzazione del dramma e del dolore. Senza sensazionalismo. Nei suoi disegni, e solo in quelli, Muriel Douru opta in qualche modo per una mitigazione. Il fine non è di occultare alcunché ma di rendere sopportabile la narrazione, veicolando comunque il messaggio con la massima efficacia. In fondo c’è tanta violenza dell’immagine, pronta a scuotere, capace di far ragionare e di suscitare quesiti, anche laddove la violenza non è estetizzata e non indulge in particolari morbosamente cruenti.
Putain de vie! non contiene immagini di violenza fini a se stesse, di quelle che lasciano l’osservatore passivo, o che provocano reazioni meccaniche e non mediate dal pensiero, come avviene con le pornografiche. Infatti, per la stessa logica, l’autrice sceglie di limitare la presenza di scene esplicite di sesso. Rifugge dalla spettacolarizzazione dei corpi, dal voyeurismo, dal sottolineare qualsivoglia carica erotica dei protagonisti, raramente mostrati come sexy. Evita giustamente di rendere seducente ed eccitante la prostituzione e il suo sfruttamento.
Il suo tratto, invece, si modifica lievemente nell’esecuzione di ciascuna storia, per valorizzarne l’unicità e per sottolineare la pluralità di situazioni e vissuti. Infine, pressoché tutte le interviste si concludono con una splash page, un invito a considerazioni personali e uno speranzoso sguardo al futuro.
«Conoscere queste donne (e quest’uomo) mi ha reso chiaro quanto sia difficile capire ciò che vivono persone con un destino così diverso dal nostro, se non si ascoltano le loro storie di vita. Spesso osserviamo le loro esistenze esclusivamente attraverso la nostra esperienza, scordandoci che siamo dei privilegiati. L’esperienza che vi propongo di condividere in questo libro è scoprire con rispetto e senza commiserazione, gli straordinari percorsi che mi sono stati generosamente confidati, astenendosi da qualunque giudizio».
Putain de vie! Un fumetto necessario ed efficace per comprendere un fenomeno estremamente complesso, per affrontare un tema sensibile che da sempre fa discutere, infiamma gli animi e divide, anche il pensiero femminista giacché, se il vendersi spontaneamente delle donne è un sintomo di asimmetria tra i sessi, proprio di una mentalità patriarcale, per taluni collettivi invece sarebbe addirittura una delle vie per l’emancipazione femminile.
Abolire la prostituzione vorrebbe dire eliminare un’istituzione sociale che si basa generalmente sull’oppressione della donna e la mercificazione del suo corpo. D’altro canto però bisogna fare i conti con quell’inferiorità numerica che sceglie di guadagnare proprio attraverso quello. In questo caso, meglio legislazioni punitive che spesso finiscono per andare a discapito del sex worker, constringendolo nella migliore delle ipotesi alla clandestinità, o una regolamentazione che lo tuteli e nel contempo decriminalizzi i clienti? Quel che è certo è che il tempo passa e tutto cambia per non cambiare. Gli interrogativi rimangono aperti e la questione irrisolta.