Mio caro fumetto... - Anna Laura Braghetti, Adolfo Bachelet e la sofferenza
Chiacchiere,  Letture

Rosso è il perdono o rosso è il passato?

A febbraio scorso, è uscita in libreria la graphic novel Rosso è il perdono. Redenzione di una brigatista (Rizzoli Lizard, 2020) di Gonzague Tosseri, nome del duo di giornalisti francesi Arnaud Gonzague e Olivier Tosseri, e Nicola Gobbi.

Mio caro fumetto... - Copertina di Rosso è il perdono

Ricorrevano e ricorrono infatti quarant’anni dall’uccisione a sangue freddo di Vittorio Bachelet, cinquantatreenne vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, già presidente dell’Azione Cattolica e consigliere comunale per la DC, da parte delle Brigate Rosse.

Mio caro fumetto... - Vittorio Bachelet

Il 12 febbraio del 1980 veniva colpito a sangue freddo da numerosi proiettili. Era in compagnia della sua assistente Rosy Bindi sulle scale della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma dove insegnava diritto amministrativo.

Mio caro fumetto... - Undici proiettili colpiscono Vittorio Bachelet

Rosso è il perdono è il racconto in prima persona di Anna Laura Braghetti, giovane brigatista responsabile insieme a Bruno Seghetti del suo assassinio. Era una ragazza piccolo-borghese, ventiseienne all’epoca dei fatti.

Aveva agito durante la clandestinità a seguito del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro a via Caetani. Era infatti anche tra i protagonisti del suo sequestro nel famigerato appartamento di via Camillo Montalcini 8, piano 1 interno 1. Lei lo aveva acquistato, a lei era intestato, lei lo aveva arredato e ancora lei nel quotidiano era lì in quei 55 interminabili giorni dal 16 marzo al 9 maggio 1978, con Germano Maccari e Prospero Gallinari.

Arrestata il 27 maggio del 1980 insieme a Salvatore Ricciardi e a Giannantonio Zanetti, viene condannata all’ergastolo a gennaio del 1983. Una volta in carcere, dapprima si dichiara prigioniera politica, poi tutto cambia.

Mio caro fumetto... - Il giorno del verdetto del Moro-uno e Moro-bis

Torna con la memoria alla sua vita quotidiana, al rapporto con la sua famiglia e con la politica; spiega come avvenne l’incontro e poi il coinvolgimento nelle BR e nella lotta armata; a grandi linee rievoca il periodo in cui conduceva una doppia esistenza, di impiegata e di militante clandestina; ripercorre i fatti di cui si è resa colpevole.

Ad ingenerare questo flusso di ricordi e di coscienza è l’incontro con padre Adolfo Bachelet, sacerdote gesuita fratello di Vittorio, che le cambierà la vita. Sarà proprio lui ad accompagnarla, seguirla e sostenerla costantemente in un lungo e doloroso percorso di riconciliazione fino al 1995, anno della propria morte.

Mio caro fumetto... - L'incontro tra Anna Laura Braghetti e padre Adolfo Bachelet

Il focus dell’analisi di Rosso è il perdono è l’insieme di motivazioni, sentimenti, speranze e paure che Anna Laura Braghetti ha provato prima, durante e dopo i fatti di cronaca di cui si macchiò. Fatti che sconvolsero le famiglie delle vittime e l’Italia intera, e che ancora oggi sono ferite sanguinanti per il nostro paese.

Le domande che Adolfo Bachelet le ha posto e che si ritrovano circa a metà del libro sono in fondo la chiave di tutto: «Come hai sepolto la tua umanità così profondamente, da arrivare a dimenticare quella degli altri?», e ancora «Cosa è che spinge un essere umano a fare ciò che tu hai fatto?»

Mio caro fumetto... - Le domande cruciali di padre Adolfo Bachelet, inserite al centro del fumetto Rosso è il perdono

Non è affatto una lettura semplice. Non è facile comprendere ed empatizzare del tutto con la protagonista ma di contro non si riesce nemmeno ad essere estremi nel giudizio. Il percorso di Anna Laura Braghetti con se stessa, la presa di coscienza e il suo cambiamento interiore sono stati sicuramente durissimi e dolorosissimi.

Il ritratto che ne viene fuori è quello di una donna la cui vita è stata completamente travolta dalla fede e dal sogno rivoluzionario, nonché dalla violenza politica. Del resto però quanto strazio ha provato la famiglia Bachelet?

Al contrario è praticamente inevitabile provare totale ammirazione per padre Adolfo Bachelet: un uomo di disarmante umanità e rara sensibilità. Questo stesso tipo di sentimenti, oltre che la riconoscenza, legano Anna Laura Braghetti a quell’uomo che pure avrebbe avuto motivo di odiarla.

Sinceramente a non convincere del tutto è il titolo del libro: Rosso è il perdono. È davvero il perdono ad essere rosso? Personalmente non credo che lo sia. Il titolo originale della graphic novel, pubblicata in Francia da Steinkis nel 2019 era forse più corretto: Rouge Passé – Histoire d’une rédemption. Ad essere rosso è forse il passato di una terrorista ravveduta, che ha preso le distanze dalle Brigate Rosse. Il perdono non è rosso, al limite lo è la sua auto-assoluzione.

Mio caro fumetto... - Anna Laura Braghetti e la sua coscienza davanti a Vittorio Bachelet

Immediatamente dopo la morte di Vittorio Bachelet, il vero protagonista di questa dolorosa pagina della storia italiana è stato ben altro perdono. Ad accordarlo è stata una famiglia intera, profondamente unita, forte, ed educata ai princìpi della fede cristiana e cattolica.

È nella mente e nel cuore di tutti il discorso pronunciato nella Chiesa di San Roberto Bellarmino a piazza Buenos Aires da Giovanni Bachelet il 14 febbraio 1980 alle esequie del padre. Lui aveva venticinque anni.

Un discorso pronunciato da Giovanni solo per caso. In effetti era voluto e pensato anche dagli altri membri della famiglia: dalla mamma Maria Teresa De Januario, dalla sorella Maria Grazia e dagli zii, fra cui Adolfo e Paolo. Al suo posto sul pulpito avrebbe potuto parlare chiunque di loro. Un discorso che Giovanni stesso definisce per lui inevitabile sia come cristiano sia come figlio di suo padre. La finalità era, in una circostanza tanto triste, quella di riuscire a far conoscere il pensiero di Vittorio Bachelet.

«Preghiamo per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga, per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, per tutti i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi, nelle diverse responsabilità nella società, nel Parlamento, nelle strade, continuano in prima fila la battaglia della democrazia, con coraggio e amore».

E poi la frase che ha destato stupore e clamore e che ancora oggi emoziona e fa riflettere. In chiesa dopo qualche attimo di silenzio, fu accolta da un grande applauso:

«Vogliamo pregare oggi anche per quelli che hanno colpito il mio papà, perché senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri».

Mio caro fumetto... - Rosso è il perdono?

C’era chi in quegli anni invocava la pena di morte contro i terroristi. Per famiglie come quella di Bachelet, e sicuramente di Moro, non sarebbe stata concepibile.

Il motivo lo spiega bene Giovanni Bachelet nel febbraio 2010 in una nota intervista alla Radio Vaticana, affermando che:

«[…] La giustizia non si oppone al perdono e che il perdono non si oppone alla giustizia. Sia perdono sia la giustizia sono agli antipodi della vendetta, che invece è un concetto privato: un regolamento di conti fra le vittime e quelli che li hanno colpiti. Ecco, questo è estraneo sia all’orizzonte della giustizia che a quello del perdono. Però, se intese correttamente, la giustizia e la misericordia, per quanto in un modo difficile da definire, generazione per generazione, si integrano a vicenda».

Intervista di Laura De Luca a Giovanni Bachelet per Radio Vaticana (febbraio 2010)

Per quell’idea di giustizia, intrinseca nella preghiera pronunciata ai funerali, la famiglia di Vittorio Bachelet ha deciso di non intromettersi nel processo contro i terroristi. Non si è costituita parte civile. Successivamente inoltre non ha cercato l’incontro con i brigatisti, ad eccezione di padre Adolfo. Lui, come già detto, è stato una presenza fondamentale per Anna Laura Braghetti.

Nel 1994 Anna Laura Braghetti ha ottenuto il permesso di lavorare fuori dal carcere. Dallo stesso anno collabora inoltre con l’Associazione Ora d’aria onlus. Fondata nel 1988, è un ente che si occupa di fornire assistenza ai detenuti e di aiutarli nel loro reinserimento. È solo nel 2002 che viene ammessa alla liberazione condizionale, senza usufruire di alcuno sconto di pena.
Oggi è tra le coordinatrici di un progetto della Comunità europea anch’esso finalizzato all’inserimento di ex detenuti nel mondo del lavoro.

Sia Moro che Bachelet avrebbero visto di buon grado la sua riabilitazione, come quella degli altri brigatisti, e la conseguente scarcerazione. Entrambi sono morti per lo Stato, per lo Stato di diritto, e la rieducazione dei detenuti è principio fondante della Costituzione Italiana (art. 27).

Per la loro sceneggiatura Arnaud Gonzague e Olivier Tosseri attingono a piene mani da Il prigioniero, il libro di Anna Laura Braghetti e Paola Tavella pubblicato nel 2003 da Giangiacomo Feltrinelli Editore. Rosso è il perdono ne è in sostanza la trasposizione grafica, un adattamento. Spesso il testo dei dialoghi coincide fedelmente con il testo del libro. L’espediente narrativo del flusso di coscienza, a partire dall’incontro con padre Adolfo Bachelet, fa sì che molti siano i flashback. Non disturbano la lettura e anzi, al contrario la vivacizzano.

Nicola Gobbi da parte sua ha fatto un magnifico lavoro. Le sue tavole hanno il pregio con pochi colori, sui toni dell’arancio e marrone, ciano e bordeaux, di riuscire a mettere in risalto i personaggi. Li fa letteralmente spiccare, quasi fuoriuscire dalle scene realizzate invece in bianco nero e grigio.

Altro pregio sta senza dubbio nella verosimiglianza e nella forza dei ritratti dei personaggi, anche quelli del tutto comprimari.

Mio caro fumetto... - Bruno Vespa e l'edizione straordinaria del Tg1, uno dei tanti ritratti realistici di Rosso è il perdono
Mio caro fumetto... - Politici italiani
Mio caro fumetto... - Papa Paolo VI

Sono fortemente realistiche anche le immagini di taluni luoghi o di elementi divenuti ormai simbolo dei fatti narrati: i prospetti dei palazzi di via Montalcini, o la foto di Aldo Moro nella “Prigione del popolo”, con alle spalle la stella delle Brigate Rosse.

Mio caro fumetto... - Aldo Moro nella "Prigione del popolo": in Rosso è il perdono la versione disegnata della nota foto

Una trovata efficace, ripetuta in più punti della graphic novel è quella di disegnare le scale della Facoltà di Scienze Politiche, scenario dell’assassinio di Vittorio Bachelet, intrecciate, labirintiche e infinite, simili a quelle di Maurits Escher e di Roger Penrose. Le scale in questa forma sono strettamente legate al sentire della protagonista.

Mio caro fumetto... - Anna Laura Braghetti e le scale escheriane

Rosso è il perdono per il contenuto che veicola rischia di trovare tanti estimatori così come altrettanti detrattori convinti. A mio avviso necessita di una lettura senza pregiudizi e senza chiusure, che sia il più possibile scevra di partigianeria e faziosità. Affrontare così questa graphic novel vuol dire permetterle di essere foriera di tante domande e riflessioni, di indurre all’analisi dei fatti, del vissuto presentato ma anche del proprio sentire in relazione a quello. Solo per questo non può che essere arricchente.

In definitiva è il modo in cui ho tentato di affrontare la mia lettura e anche questa presentazione. Non posso negare o omettere di dire però di avere avuto moralmente al mio fianco una persona fortemente coinvolta nei fatti narrati. Una donna a cui devo molto, compresa una parte della mia passione per la lettura e della mia capacità di scrivere, e quindi anche di questo blog.

Al Liceo classico statale “Terenzio Mamiani” di Roma, Maria Grazia Bachelet, la figlia maggiore di Vittorio, è stata per tre anni la mia professoressa di italiano e latino. Ecco, il suo essere sempre gentile e pacata, anche in momenti in cui noi studenti magari esprimevamo e manifestavamo in modo estremistico il nostro pensiero, il suo riserbo, e il suo sempre presente sorriso, sono eredità e insegnamenti tutt’altro che banali che ha ricevuto e donato. La ringrazio di cuore. Li porto e li porterò con me, oltre a quelli curriculari e all’affetto dimostratomi anche recentemente quando ci siamo rincontrate a distanza di tanti anni.

5 Comments

  • Marina

    Sono commossa ~il coinvolgimento della presentazione mi riporta al mio coinvolgimento, a quei giorni a quel perdono ai canti e alla fede che ci unisce

  • Carmelo Schroder

    Molto bella questa tua recensione, Giulia. Mi ha fatto conoscere, grazie anche al romanzo grafico che presenti, uno stralcio di storia contemporanea che non conoscevo. Alludo, ovviamente, al rapporto che si creò tra la brigatista e il sacerdote, fratello di Vittorio Bachelet. Credo proprio che leggerò il volume.
    Grazie.

  • Carmelo Schroder

    Riporto le mie impressioni su questa graphic novel.

    Non voglio dilungarmi più di tanto sulla trama, anzi, le trame. Perché in primo piano non c’è soltanto il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, ma soprattutto c’è un tragico e successivo episodio: quello dell’uccisione di Vittorio Bachelet, vice-presidente del CSM, da parte di un commando BR, di cui faceva parte Anna Laura Braghetti che commise personalmente l’omicidio. Bene, il fumetto è quasi tutto incentrato su questa figura di terrorista e sui suoi precedenti e successivi problemi morali ed etici, mai del tutto risolti, benché il fratello di Bachelet, Adolfo, sacerdote, le venne incontro e la perdonò.

    Una storia terribile, tragica, che viene narrata con una tecnica fumettistica molto moderna, che tiene conto della classicità del racconto e di come debba procedere quando si manifesta in modo puramente narrativo. Cioè, quando Anna Laura parla col padre, col ragazzo, quando è in intimità con lui, il racconto grafico procede in modo classico: ogni tavola un numero variabile di vignette, indipendenti oppure collegate tra loro, con o senza la nuvoletta. Quando invece riflette o ricorda, il disegno si fa molto più dinamico, con vignette che superano il limite della pagina per sconfinare in quella successiva. Insomma, una narrazione variegata ma assolutamente per nulla confusa, anzi. Il tratto è molto preciso, specie quando descrive ambienti urbani; il colore assume tonalità rosa-grigio-rosso tenue, molto ben dosato.

    E la protagonista? di certo non è vista come una fredda assassina; è forte nelle sue convinzioni di sovvertire lo stato delle cose a mano armata, accetta la guerra, ma al momento dell’azione estrema qualcosa sembra rompersi in lei. Preme il grilletto, certo, ma l’esperienza la segnerà e perseguirà per sempre, perché un omicidio è un omicidio e quando ti ritrovi da solo a fare i conti con te stesso, se hai un briciolo di coscienza e senso morale, non puoi non pensarci, non arrovellarti e tremare al pensiero di quella domanda terribile che ti pone don Adolfo: “Come hai potuto fare questo?”

    Il fumetto, la graphic novel, rispetto alla narrativa totalmente scritta, ha questo vantaggio: si serve del disegno là dove occorrerebbero troppe parole per descrivere sentimenti, azioni, pensieri. Ma bisogna essere molto, molto bravi per arrivarci. E secondo me i tre autori ci sono riusciti in pieno.

    • Giulia D'Angelo

      Grazie Carmelo! Sono felice di averti ispirato una buona lettura. Anche io ritengo che gli autori abbiano fatto un lavoro magnifico di fronte a tanta complessità. Ritrovarsi a pensare per giorni a quello che si è letto, arrovellarsi sul sentire di tutti i protagonisti ne è la prova! Un obiettivo raggiunto.

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