Mio caro fumetto... - Distinguersi dalla massa
Letture

Una Rapsodia in blu di colori, emozioni e musica

È un viaggio di andata e di ritorno Rapsodia in blu di Andrea Serio (Oblomov Edizioni, 2019), fumetto che ho acquistato al Lucca Comics and Games di novembre scorso.

«C’è ben poco di noi, oggi, che evoca la luce. Siamo molto più vicini alle tenebre, siamo quasi tenebra»

Jón Kalman Stefánsson, Paradiso e inferno
Mio caro fumetto... - Copertina di Rapsodia in blu

Con queste parole del noto autore islandese Stefánsson, Andrea Serio introduce il suo volume e sceglie di lanciare un monito, un invito a non dimenticare la nostra storia contemporanea, a non ricadere nel baratro e nelle tenebre del pregiudizio, del razzismo, dell’antisemitismo, della dittatura e della guerra. Rischio alimentato dalla generalizzata deriva culturale, politica ed economica nel panorama italiano e internazionale del nostro ultimo periodo.

Rapsodia in blu è in effetti la storia vera di tre cugini ebrei triestini di origini transilvane: Andrea Goldstein, Martino Goldstein/Godelli e Cati Lager. Si tratta di un libero adattamento di Ci sarebbe bastato, réportage e memoir familiare di Silvia Cuttin (Epika Edizioni, 2011).

Nella storia originale l’autrice, legata da un vincolo di parentela con i protagonisti, segue minuziosamente i fili dell’esistenza di ciascun componente delle due famiglie Goldstein e Lager. Andrea Serio ha dovuto scegliere la figura su cui concentrarsi e a chi dare spazio da comprimario, per rientrare nel centinaio di pagine del fumetto.

Il vero protagonista del suo rifacimento è infatti il giovane Andrea Goldstein che conduce una vita agiata e spensierata nella sua città, Trieste. Studia, passa l’estate al mare a Medea (attuale Medveja in Croazia) con sua sorella Magda e con i cugini, fra cui Martino e Cati. I bagni, le chiacchiere, i balli serali. È un ragazzo come tanti. Sono ragazzi come tanti.

Mio caro fumetto... - I bagni estivi a Medea, attuale Medveja

Ma il fascismo di Benito Mussolini non modifica solo il profilo architettonico della città, aggiungendo edifici razionalisti, nel 1938 infatti partorisce l’abominio delle leggi razziali.

Mio caro fumetto… - Il mercato coperto di Trieste in stile razionalista
Il mercato coperto di Trieste
Mio caro fumetto… - Folla inneggiante al Duce in una piazza di Trieste

A settembre del 1939 Andrea è costretto all’esilio, ad imbarcarsi sul piroscafo Saturnia, insieme a sua sorella, e a lasciare tutto e tutti per iniziare una nuova vita a New York, a casa di una zia materna. Un quotidiano meno comodo lo attende:

«Mi manca la mia casa, avere una stanza mia. Nell’appartamento di zia Berta viviamo in dieci adesso. Dobbiamo fare i turni per mangiare, per lavarci, per tutto».

Mio caro fumetto... - Il piroscafo Saturnia

Ma New York lo seduce facendolo sentire «come a casa e, al tempo stesso, in un luogo fuori dal mondo, al centro del mondo». New York non cessa mai di stupirlo: «è “una città che si vede sempre per la prima volta”, come scrisse Scott Fitzgerald».

È una metropoli piena di colori e di luci. Gli offre un lavoro, la prospettiva di riprendere gli studi e un amore. Rinnovate speranze. È così che Andrea sceglie l’America come suo paese, rinnegando con amarezza e orgoglio l’Italia che: «ha scelto. Ha voluto essere fascista».

Mio caro fumetto... - I colori di New York

Un altro spettro però incombe e torna a sconvolgere la sua esistenza: la guerra. È assurdo il destino. Il suo, e quello dei suoi cugini. È assurdo pagare la colpa di essere nati ebrei. La storia di una famiglia, la storia di tante famiglie e di un popolo intero.

Una storia drammatica, dolorosa, coinvolgente e commovente. Indimenticabile. Resa tale dalla perfetta rispondenza tra sceneggiatura e disegni che concorrono a far immergere il lettore in un profondo universo emotivo.

Attraverso i dialoghi ridotti al minimo, ma ancora più grazie al ritmo dilatato della narrazione, ai silenzi, ai rumori, ai colori, alla luce, si prova la sensazione di aver spazio per il respiro e di poter viaggiare liberamente con la fantasia, sospinti, accompagnati e sorretti dagli input sensoriali ricevuti, da una ricca esperienza sinestetica.

E quale sia la tinta predominante del libro lo si scopre fin dal titolo: Rapsodia in blu. Il blu è il colore di molte delle emozioni del fumetto. È il colore del mare e del cielo, che sono in genere associati alla calma e alla tranquillità, ma sottintende anche la paura, da cui “avere una paura blu”. E nella tavola a pagina 7 oceano e paura vanno di pari passo.

Mio caro fumetto... - L'oceano e le emozioni di Rapsodia in blu

Nel mondo anglosassone si usa l’espressione “out of the blue” (letteralmente “fuori dal blu”). Viene utilizzata per indicare una cosa che è accaduta in maniera inaspettata o in maniera improvvisa (o tutte e due, come spesso accade), e di situazioni inattese in questa storia ce ne sono diverse.

Nella stessa cultura il blu è il colore della tristezza, della malinconia. Ricordate il colore di Tristezza, il personaggio del film d’animazione Inside Out? E il giorno più deprimente dell’anno? È il Blue monday.

E come si chiamano i canti malinconici dei neri? Blues… Nel linguaggio del jazz d’altra parte le “blue notes” sono proprio gli intervalli caratteristici del blues, che gli conferiscono quell’armonia nostalgica, e cioè la settima minore, la terza e la quinta diminuite.

Il blu è onnipresente in qualsiasi sfera del fumetto e vela ogni cosa, tanto più a livello grafico. Di base si tratta di un blu oltremare o in alternativa di quello ftalo. Turchese e blu di Prussia concorrono ad arricchire la gamma cromatica. Tutte tonalità fredde.

Il calore alle scene è dato dal secondo colore preminente, sottostante a tutti gli altri, ovvero dall’ocra. E se abbondano i verdi che sono l’unione proprio del giallo e del blu, il rosso invece è raro e compare soprattutto in alcune tavole ambientate a New York in elementi architettonici o di design o generalmente in altri piccoli particolari di bandiere, elmetti o vestiti.

Mio caro fumetto... - Scorcio di New York, una delle ambientazioni di Rapsodia in blu

Che dire invece del bianco, del nero e del grigio che sono preponderanti e caratteristici del genere fumetto? Il bianco è un bianco avorio, più caldo, dovuto al supporto cartaceo. Il nero è in realtà anch’esso un blu molto scuro, e il grigio rimane in molte delle sue varianti.

Il fumetto è dunque una vera e propria immersione in un mare di sfumature ottenute totalmente a mano, con matite colorate e pastelli a cera e ad olio, di cui si possono scorgere i singoli tratti, le singole passate.

Inoltre, dietro alla resa delle ambientazioni, delle fattezze dei personaggi, dei loro abiti e ai minimi particolari dei disegni di Andrea Serio si cela tanto studio e tanto lavoro di documentazione, anche a partire dalle foto a disposizione di Silvia Cuttin.

Ogni tavola e ogni vignetta di Rapsodia in blu è un’opera d’arte. Ci sono magnifici paesaggi, il mare calmo e leggermente increspato con tutte le sue sfumature, e lo scintillio abbagliante dei riflessi del sole, gli alberi frondosi smossi dal vento, le nuvole, i silenziosi paesaggi innevati, le tranquille piazze cittadine attraversate da tram e attacchini in bicicletta, le piazze inneggianti al Duce, i palazzi severi e imponenti tipici del Razionalismo italiano, i transatlantici e le grandi navi da guerra, i soldati e i combattimenti, i caffè americani con i tipici divanetti, le piste da pattinaggio, i balli al ritmo delle canzonette, gli occhi innamorati.

E la colonna sonora di tutto questo? È frutto dell’immaginazione del lettore. Si percepiscono i silenzi, i suoni della natura, del vento fra le foglie, la risacca del mare, il frinire delle cicale, il cinguettare degli uccellini, i rumori della tecnologia, delle automobili, dei tram, delle metropolitane sopraelevate, dei mezzi militari, le sirene delle navi, il boato delle masse, i passi solitari e quelli delle truppe, i fischi, i sibili, gli scoppi dei proiettili e delle granate. Per il resto è tutta lì, fra tre motivi.

Il primo a risuonare è Ricordi ancor le mie parole, di Carlo Moreno, pseudonimo di Armando Simonini. Sulle sue note nell’estate del 1938 Andrea Goldstein balla con i cugini. Era la hit del momento. La canzone, composta quello stesso anno, aveva da subito riscosso un discreto successo.

Mio caro fumetto… - Ballo estivo sulle note di Ricordi ancor le mie parole, la prima delle canzoni che si "ascoltano" in Rapsodia in Blu

Il secondo è Ladra, un brano di parecchi anni prima. È stato scritto nel 1916 da E. A. Mario, nome d’arte di Giovanni Ermete Gaeta. È la canzone che canticchia l’attacchino che gira Trieste in bicicletta con la scala sulle spalle, citazione del film Ladri di biciclette di Vittorio de Sica.

Mio caro fumetto… - Attacchino che canticchia la canzone Ladra, la seconda delle canzoni che si "ascoltano" in Rapsodia in Blu
Mio caro fumetto… - Attacchino in bicicletta con la scala, citazione del film Ladri di biciclette. Continua a canticchiare Ladra, la seconda delle canzoni che si "ascoltano" in Rapsodia in Blu

Il terzo dà il titolo al libro. È Rapsodia in blu, di George Gershwin, del 1924. Andrea la ascolta mentre è in America, in un momento particolare della sua vita.

Nel contesto generale del fumetto sembra un sogno, un augurio. Gershwin di questa sua composizione affermò:

«I heard it as a sort of musical kaleidoscope of America, of our vast melting pot, of our national pep, of our blues, our metropolitan madness».

«la udii come una sorta di caleidoscopio musicale dell’America, col nostro miscuglio di razze, il nostro incomparabile brio nazionale, i nostri blues, la nostra pazzia metropolitana».

George Gershwin al suo primo biografo, Isaac Goldberg, nel 1931.

Nulla di più lontano nell’Italia di Mussolini e una chimera anche nell’America e nella New York di Andrea Goldstein, sicuramente moderna e libera, in fermento, melting pot, crogiolo di individui di origini, religioni e culture diverse, ma pur sempre razzista.

Il razzismo contro i neri è uno dei temi su cui punta il fumetto, oltre all’antisemitismo. Il personaggio simbolo è Morris, il soldato di colore che constata a voce alta: «Possiamo arruolarci come i bianchi, combattere come i bianchi. Possiamo crepare come i bianchi… Ma non possiamo sederci al bancone al Woolworth. Dobbiamo andare in fondo al locale, ordinare un panino e uscire a mangiarlo per strada». Come risposta riceve: «Hey Morris! Si può sapere che cazzo pretendi? Se non te ne fossi accorto, sei un negro!».

Mio caro fumetto… - Morris

Oggi a distanza di anni purtroppo sembra che la situazione non si sia poi tanto evoluta, né negli Stati Uniti né in Italia. I fatti di cronaca e la situazione politica generale ce lo dimostrano. Ecco perché mi associo con convinzione e forza al monito di Andrea Serio, di cui si è detto in apertura. Ecco perché il suo fumetto Rapsodia in Blu è importante oltre che meravigliosa lettura per immagini, emozioni e suoni.

Mio caro fumetto... - La dedica di Andrea Serio alla mia copia di Rapsodia in blu
La dedica di Andrea Serio alla mia copia di Rapsodia in blu

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