Mio caro fumetto... - I gruppi di auto-aiuto di WeWorld
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Un’altra via per la Cambogia: WeWorld contro la tratta

Agli inizi dello scorso febbraio, poco prima del lockdown per il coronavirus, ho seguito Takoua Ben Mohamed nel suo viaggio di quindici giorni in Cambogia. Via social, s’intende. Pubblicava foto magnifiche. Non avevo idea che quella sua esperienza a breve avrebbe dato vita ad un nuovo fumetto: Un’altra via per la Cambogia (BeccoGiallo Editore, 2020).

Mio caro fumetto... - Copertina di Un'altra via per la Cambogia

Dopo Sotto il velo, opera prima sui pregiudizi nei confronti delle donne musulmane che lo indossano, e La rivoluzione dei gelsomini, fumetto autobiografico fra i miei preferiti, l’autrice passa al reportage giornalistico.

Il messaggio di Un’altra via per la Cambogia è veicolato totalmente mediante il disegno digitale, la tecnica che Takoua Ben Mohamed predilige. Le sue vignette fondano sui ricordi del viaggio intrapreso ma anche, e soprattutto, sui tanti scatti fotografici rielaborati in fase creativa una volta rientrata in Italia.

Mio caro fumetto... Tuk-tuk con i bambini della scuola
fonte: profilo Facebook di Takoua Ben Mohamed

Le persone rappresentate nel fumetto sono reali, quelle da lei incontrate sul campo, così come i luoghi sono quelli raggiunti e documentati nel corso dei suoi giorni nel sud est asiatico. In alcuni casi però, quando il racconto necessiterebbe di immagini troppo forti e violente, Takoua Ben Mohamed sceglie la via emotiva. Lascia al lettore la facoltà di immaginare l’orrore e di interiorizzarlo inserendo poche parole al centro di pagine totalmente nere.

Una modalità quest’ultima, che aveva già adottato in precedenza. Allo stesso modo, in questo contesto, l’autrice decide di apparire in prima persona attraverso il suo alter ego sorridente e dai colori sgargianti. È protagonista nella cornice delle pagine introduttive e conclusive, del fumetto, quelle più propriamente di viaggio.

Sempre di corsa, impaurita di perdere le coincidenze dei voli, oltre che torturata dall’insonnia sull’aereo, al contrario degli altri passeggeri che dormono beatamente. È emozionata per motivi diversi, sia all’andata che al ritorno.

Mio caro fumetto... - Takoua Ben Mohamed in viaggio verso la Cambogia

Inizialmente lo è perché si sta recando in un paese di cui sa poco e nulla, per sua stessa ammissione. Domina in lei l’incertezza su quale possa essere l’accoglienza nei suoi confronti e su ciò che dovrà affrontare, anche in termini di diffidenze e difficoltà. Quando rincasa invece, la prospettiva è cambiata. A dominare sono questa volta i pensieri per gli altri, la commozione e il senso di responsabilità.

Takoua Ben Mohamed arriva a Siem Reap grazie ai fondi destinati ad EU Aid Volounteers e su invito di WeWorld Onlus, una ONG per la cooperazione allo sviluppo che da anni lotta per i diritti di uomini, donne e bambini in tutto il mondo, per portare il cambiamento dove serve.

Mio caro fumetto... - Takoua Ben Mohamed nella sede operativa di WeWorld. dalla sua esperienza nascerà Un'altra via per la Cambogia

È WeWorld a contattarla, a chiederle di unirsi per due settimane ai propri operatori umanitari per documentare a fumetti il progetto che la vede impegnata dal 2013, renderlo noto e sensibilizzare così l’opinione pubblica. La sua presenza sul territorio cambogiano è finalizzata ad aiutare e difendere i più bisognosi, in particolare gli abitanti dei villaggi rurali, dalle conseguenze della migrazione irregolare.

La Cambogia è un paese incantevole. Natura dirompente, grandi corsi d’acqua, il lago Tonlé Sap, le risaie, le foreste tropicali e pluviali intricate dalle quali svettano antichi templi e maestosi siti archeologici, noti anche per gli splendidi bassorilievi, sono solo alcune delle meraviglie che lo contraddistinguono.

Il suo passato relativamente recente però è tragico. In meno di un secolo il paese è stato devastato da tre guerre, dal regime dei Khmer Rossi di Pol-Pot e dal genocidio da loro perpetrato. Larghi strati della popolazione vivono oggi in condizioni di povertà estrema. Le risaie e i campi, a causa della meccanizzazione, ma anche della siccità e delle inondazioni, non sono sufficienti a sfamare gli abitanti dei villaggi.

L’esodo rurale è un fenomeno sempre più diffuso, sia verso le metropoli del paese, sia verso i confini. La mancanza di lavoro, di opportunità, la fame, l’analfabetismo infatti, spingono molti a cercare fortuna oltre frontiera, verso la più ricca Thailandia. Desiderano una vita migliore e poter dare di che sopravvivere alle proprie famiglie, inviando denaro.

Mio caro fumetto... - Passato, presente e futuro della Cambogia

Per migliaia di loro però questa migrazione disumana per via di terra, diversa dunque da quella dei barconi di cui siamo spettatori nel Mediterraneo, si trasforma in schiavitù.

Sono molti i rapimenti di persone che poi vengono rivendute a questo scopo. Le donne costrette a prostituirsi, le più giovani vendute per matrimoni precoci. I bambini sfruttati per i lavori pesanti, obbligati a chiedere l’elemosina nelle zone turistiche, o avviati all’immondo mercato del sesso, brutalizzati, violentati. Per non parlare degli abominevoli traffici degli organi, o del sangue.

Sono strade di fame, sofferenze inaudite, solitudine e spesso di morte. Così, ci sono persone che non vedono i loro cari da anni; bambini che crescono con i nonni, senza avere più alcun contatto con i propri genitori, senza notizie; anziani costretti a farsi carico dei più piccoli, pur non avendo da mangiare neppure per sé.

Mio caro fumetto... - Lotus Farm a Siem Riep
fonte: profilo Facebook di Takoua Ben Mohamed

Giovani volontari e volontarie europee spendono tutte le loro energie per prevenire, organizzando gruppi di auto-aiuto. Cercano di fare comprendere ai cambogiani che esistono delle “altre vie” per emigrare. Vie più sicure, legali e senza pericoli, che di contro hanno un costo, sono soggette alla burocrazia e necessitano di tempi tecnici lunghi. Spiegazioni che permettono a molti di aver salva la vita, di non rinunciare ai propri fondamentali diritti e di non cadere nelle maglie dei broker, i trafficanti di esseri umani.

Con loro operano i social ambassador, cambogiani sopravvissuti alla tratta che portano la loro testimonianza ai connazionali per evitare che debbano subire la medesima sorte. Raccontano patimenti di ogni tipo, paura, minacce, violenze fisiche che comportano profonde ferite dell’animo. Sono loro gli eroi di questa realtà.

Mio caro fumetto... - Il ruolo dei social ambassador nei gruppi di auto-aiuto

In Un’altra via per la Cambogia leggiamo dunque il percorso dei volontari per divenire tali, le storie dei social ambassador, di padri, di madri, di figli, di anziani e di bambini, di un paese travagliato. Un carico di umanità per il quale è davvero difficile non sentirsi responsabili, anche a tanti chilometri di distanza.

Ed impressiona il pensiero, ovvio purtroppo, che questa sia una delle tante, troppe emergenze globali che esistono, di cui spesso e volentieri non abbiamo coscienza, lontane come sono dalle nostre confortevoli case in questa parte fortunata di mondo.

Stefania Piccinelli, direttrice dei programmi internazionali di WeWorld Onlus nella prefazione a Un’altra via per la Cambogia afferma: «cambiare il mondo è un gioco di squadra». Ognuno può e deve fare la sua parte.

Mio caro fumetto... - WeWorld e la prevenzione della tratta in Cambogia

L’organizzazione la fa lavorando meritevolmente sul campo. Takoua Ben Mohamed l’ha fatta mettendo la sua arte a disposizione del progetto, introducendo una realtà ai più sconosciuta e fissando su carta le speranze delle tante persone con le quali è venuta in contatto durante la sua permanenza in Cambogia. Alla fine di tutta l’esperienza, esprime:

«Ritorno a casa con un nuovo bagaglio di conoscenze e guardo il mondo da una prospettiva diversa. Continuo a pensare alle cose che ho visto, alle persone che ho potuto incontrare, e mi chiedo: quale sarà il loro destino? Potrà mai il mio lavoro servire a qualcosa? E voi, ora che avete potuto conoscere queste persone un po’ più da vicino, cosa farete per aiutarle?»

Mio caro fumetto… - Domanda finale di Un'altra via per la Cambogia

La risposta che mi sento di dare a quest’ultima domanda è che mi impegnerò con costanza per fare valere i principi in cui credo: il rispetto dei diritti umani, la giustizia sociale, l’accoglienza, la solidarietà, l’inclusione. Sempre. Contro ogni ostacolo. Contro il seme dell’odio e del razzismo.

La speranza è che il mio agire individuale, possa avere l’effetto di propagazione di quando si lancia un sassolino in uno stagno, che crea tante onde concentriche che si allargano sulla superficie. E il mio blog vuol essere un po’ quel sasso.

P.S. Se volete saperne di più su Takoua Ben Mohamed potete leggere l’articolo che ho scritto in occasione di una presentazione del suo fumetto La rivoluzione dei gelsomini. Davvero un piacevolissimo sabato sera estivo, del 2019. Lo trovate a questo link!

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