Mio caro fumetto... - La rosa difende la vigna dall'attacco della Peronospera
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Qui c’è tutto il mondo o la Peronospera

Ricordi, emozioni, identità, famiglia, religione, malattia, amicizia ed immaginazione costituiscono le fondamenta del fumetto Qui c’è tutto il mondo, sceneggiato da Cristiana Alicata e disegnato da Filippo Paris.

Tratto dal romanzo Ho dormito con te tutta la notte (Hacca, 2014) della medesima autrice, è uscito in libreria a settembre 2020 grazie a Tunué. È il terzo titolo della collana Ariel diretta e curata da Simona Binni, dopo Nellie Bly e Per sempre.

Mio caro fumetto... - Copertina di Qui c'è tutto il mondo

C’è l’esperienza autobiografica di Cristiana Alicata dietro quella di Anita, la giovanissima protagonista del fumetto. Nel 1984, a nove anni, lascia la sua casa, il mare e gli affetti, primo fra tutti l’amatissimo nonno che difende la vigna dalla Peronospera con le rose, per trasferirsi con i genitori e il fratellino Filippo a Stezzano, alle porte di Bergamo.

La vita nella lenta, nebbiosa e gelida provincia del profondo nord, dove si parla un dialetto incomprensibile e chi viene dal sud è un terrone, è tutta da reinventare. Quel che è certo è che in un piccolo centro il contatto sociale è più semplice che nelle grandi città. La piazza e il sagrato della chiesa sono i classici luoghi d’incontro, soprattutto la mattina della domenica quando si va a messa. I bambini poi possono girare liberi e giocare tutti insieme all’aria aperta.

Per fortuna ci sono Tina e Elena: due nuove amiche e compagne di classe, con cui passare il tempo e confrontarsi, letteralmente. Sono due bambine completamente diverse fra loro.

Mio caro fumetto... - Tina, Elena e Anita

Tina è un maschiaccio proprio come Anita. Gioca a pallone meglio dei maschi, al torrente si diverte con i girini e a costruire zattere. Con lei si può anche condividere la libertà di fare pipì in piedi. Vive in una cascina ed è figlia di un operaio della fabbrica per la quale il padre di Anita si è trasferito, con il ruolo di ingegnere capo.

Elena è bellissima, indossa sempre vestitini e ha un soffio al cuore per cui non può giocare a pallavolo con gli altri compagni nell’ora di ginnastica. Ha perso entrambi i genitori da molto piccola e vive con la nonna in un appartamento rimasto invariato dopo il lutto, dove è tutto un po’ vetusto.

Forse anche per questo trascorso doloroso cerca con tutte le sue forze di essere accettata dalle due amiche che, essendo più simili fra loro, sono molto solidali. Sono, come si dice, un corpo ed un’anima sola. Elena però è una certezza, come la rosa contro la Peronospera. Si prodiga per aiutare Anita nelle difficoltà con un rimedio sicuro: l’acqua di Lourdes che la nonna tiene in quantità nell’armadio di casa.

Mio caro fumetto... - Elena è come la rosa contro la Peronospera

Quella delle bambine è l’età in cui l’identità si forma, non è ancora definita. Quel che è certo è che Anita ama indossare di nascosto le cravatte del papà e preferisce di gran lunga i giochi del fratello, la sua bicicletta da corsa (non una qualsiasi ma la BMX di E.T.), e i pantaloni e le scarpe da ginnastica, comode per correre e divertirsi all’aria aperta.

Lei invece ha tutti «giochi da fare in casa, da seduta e senza sudare», la bicicletta rosa, una Graziella adatta «solo per le strade lisce» e le tocca mettere le ballerine o le scarpette strette con il cinturino. Ma è un’altra la vera fortuna di Filippo: «era nato con tutte le parole» e poteva esprimere con chiarezza di essere innamorato di due bambine. Le emozioni di Anita invece ancora non hanno un nome, non si possono e non si riescono ad esternare.

Mio caro fumetto... - Il mondo di Filippo e di Anita a confronto
Mio caro fumetto... - I giochi di Filippo e quelli di Anita a confronto
Mio caro fumetto... - Filippo «era nato con tutte le parole»

Inizialmente in famiglia tutto scorre tranquillo, l’inverno alle porte sembra poter essere una stagione felice. Purtroppo invece a turbare la famiglia e l’infanzia di Anita arrivano le stranezze comportamentali della mamma che improvvisamente parla da sola e balla in strada con le scarpe spaiate.

A tutto ciò man mano si aggiungono gesti inspiegabili che fanno paura. Un’incubo che si chiama schizofrenia. Destabilizza e stravolge gli equilibri di famiglia. E se la malattia di una persona cara condiziona sempre, per i bambini quella della propria mamma è ancora più dura da affrontare.

La percezione dei bambini ha un impatto molto forte. Tutto durante l’infanzia assume una dimensione enorme e segna in maniera più profonda rispetto a quanto accade in età adulta. E così i sorrisi diventano lontani ricordi, il sole non splende più, la vita quotidiana non ha più calore e si fa pesante. Della mamma che si conosceva rimangono gli scatti d’ira, resta di vederla sempre chiusa nella sua stanza o ricoverata d’urgenza.

Mio caro fumetto... - La ritrovata serenità

È naturale il sollievo che Anita prova durante le sue quattro settimane di ospedalizzazione: un periodo bellissimo e di ritrovata serenità insieme al fratello e al padre. È lui a gestire tutto al termine della degenza, al rientro a casa della moglie. Dal punto di vista affettivo tenta a suo modo di farsi carico dei sentimenti dei figli, di accoglierli, ma non sempre è in grado. Preoccupazioni, dolore e fatica lo rendono distante, assente.

Intanto Anita e le sue amiche stringono sempre più la loro alleanza ritrovandosi fra loro in un luogo dove «c’è tutto il mondo». Un luogo di libertà opposto all’ambiente nel quale sono immerse: il mondo incomprensibile di quegli adulti che non sono in grado di proteggerle, che va loro stretto, intriso com’è di stereotipi che incatenano, inscatolano e che decidono al posto delle persone. Per liberarsi progettano la fuga.

Mio caro fumetto... - La fuga

Cosa impareranno? Ciò che Cristiana Alicata ha imparato crescendo, cioè che la soluzione ai problemi non sta nel fuggire, che la fuga sia reale o emotiva, ma nel sapere “stare” con sé, con il proprio mondo interiore. Non esistono altrove ideali dove tutto si risolve per magia, ma si deve trovare il proprio equilibrio, il proprio centro. E se non c’è una morale, è forse questo il messaggio intimista che Qui c’è tutto il mondo trasmette a bambini, ragazzi e genitori. 

Davvero un fumetto coinvolgente e commovente, un romanzo di formazione che apre larghi spazi alla riflessione. È molto efficace e ben calibrato l’espediente di inframezzare una pagina bianca per cadenzare le “esperienze” salienti del fumetto. Consente al lettore di spezzare, di lasciar sedimentare le proprie emozioni e di prendersi una pausa.

Le tavole di Filippo Paris sono piene di dettagli, forti ed evocative. Nella palette di colori, c’è l’atmosfera vintage e ancor più la sfera del ricordo. L’unica nota cromatica che davvero si differenzia è quella dell’abbigliamento delle tre bambine, che ovviamente si modifica nel corso delle stagioni dell’anno che abbraccia la storia.

Mio caro fumetto... - Gli anni '80 in Qui c'è tutto il mondo

Nelle piccole cose, come pure nei modelli e nelle citazioni, risiede la macchina del tempo che riporta agli anni Ottanta. E così sfilano davanti agli occhi le biciclette Bianchi, i Mini Pony, gli zainetti Invicta, le Barbie, la gru del Meccano, il pallone Tango España dell’Official Cup del 1982, i videogiochi da bar, la summa dei gelati di quegli anni, i soldi, ovviamente le Lire, i rullini fotografici, le gomme Big Babol.

Numerosi i riferimenti alla filmografia e ai manga. Alcuni sono espliciti e reiterati, come quelli a E.T. e a Capitan Harlock, altri invece no ma non per questo sono meno evidenti, come quello a Sampei.

In copertina e in alcune scene del fumetto Anita è vestita come Chichiro Ogino, la protagonista de La città incantata. È un chiaro omaggio al re delle anime giapponesi Hayao Miyazaki, passione e fonte d’ispirazione di Filippo Paris.

Mio caro fumetto... - Filmografia e manga in Qui c'è tutto il mondo
Mio caro fumetto... - Omaggio a Miyazaki nella copertina di Qui c'è tutto il mondo

C’è realismo dunque, ma anche molta fantasia ed inventiva, nei disegni di Qui c’è tutto il mondo. L’ambientazione, i luoghi di Stezzano, non sono effettivamente così come raffigurati, ad eccezione della chiesa. Sono stati rielaborati. Anche la malattia mentale doveva essere resa visibile e riconoscibile. È per questo che trasforma la mamma in Medusa, la più celebre delle Gorgoni, con i capelli di serpenti.

Una nota del tutto personale. Anche mia mamma quando ero piccola faceva con me lo stesso giochino di infilare il suo dito nella mia bocca durante uno sbadiglio. Chissà se se lo ricorda… Mi ha fatto effetto vederlo disegnato.

Mio caro fumetto... - Anita, la mamma e lo sbadiglio

P.S. Ringrazio di cuore Cristiana Alicata e a Filippo Paris per la dedica che mi hanno fatto in occasione della prima presentazione del fumetto, tenutasi sei giorni dopo l’uscita nelle librerie, il 26 settembre scorso, alla libreria Booklet Le Torri di Tor Bella Monaca a Roma. Rivolgo un pensiero rassicurante a Filippo, per avermi disegnato una Anita con l’espressione triste. Se, come credo, prevalgono gli sketch in cui sorride, non posso che essere felice di distinguermi!

Mio caro fumetto... - Prima presentazione di Qui c'è tutto il mondo presso Booklet Le Torri
fonte: pagina Facebook di Tunué
Mio caro fumetto... - La dedica di Filippo Paris alla mia copia di Qui c'è tutto il mondo

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