Mio caro fumetto... - Don Milani e l'importanza del sapersi esprimere
Letture

Don Milani rivive in Università e pecore

È nota una frase che don Lorenzo Milani rivolse al cardinale Ermenegildo Florit durante un alterco non molto tempo prima di morire:

«sa qual è la differenza, eminenza, tra me e lei? Io sono avanti di cinquant’anni…»

fonte: Mario Lancisi, Processo all’obbedienza. La vera storia di don Milani (Editori Laterza, 2016).

Il fumetto Università e pecore. Vita di don Lorenzo Milani (Feltrinelli Comics, 2019) realizzato dalla pronipote Alice Milani, è il racconto di questa sua modernità che, assoluta rarità negli anni Sessanta, ancora oggi non si addice a certa Chiesa cattolica avulsa.

Mio caro fumetto... - Copertina di Università e pecore. Vita di don Lorenzo Milani

È un ritratto non agiografico che restituisce la complessità di don Milani (Firenze, 27 maggio 1923-26 giugno 1967), uomo e sacerdote diocesano con un carattere difficile, adamantino, ruvido nel linguaggio, sempre critico, pedagogo innovatore: un vero e proprio precursore dei tempi e della dottrina sociale della Chiesa.

Alice Milani, classe 1986, non ha avuto modo di conoscere il suo celebre prozio. La sua è una memoria di famiglia e altro le deriva dalla lettura e dallo studio. È per questo motivo che per il suo fumetto ha scelto una narrazione su due piani temporali distinti.

In uno di questi ha scelto di mostrarsi intenta a raccogliere i ricordi dell’ultranovantenne nonna Maria Teresa su don Milani. La propria presenza come altro protagonista di Università e pecore non distrae e non toglie importanza al soggetto principale. Tutt’altro. Si rivela discreta.

Mio caro fumetto... - Alice Milani e sua nonna Maria Teresa

Questa tecnica narrativa, divenuta nota grazie a Maus di Art Spiegelman e che ho apprezzato anche ne Le Malerbe di Keum Suk Gendry-Kim, ottiene in questo caso un duplice risultato.

Vedere nonna Maria Teresa che racconta nella sua bella casa, fra una sigaretta, un Campari e un Fernet, apporta ciò che ci si aspetta ovvero un’atmosfera di familiarità ed è anche strumentale ad accentuare la distanza tra la scelta di vita don Milani e le sue origini.

Un divario netto che trova una spiegazione anche nel titolo scelto per il fumetto. Università e pecore è lo stesso titolo che don Milani avrebbe voluto dare ad una propria lettera all’amico magistrato Gian Paolo Meucci, eletto anni dopo presidente del Tribunale dei minori di Firenze. Vi fotografa questa realtà:

«Un contadino parte perché trova un podere migliore. Ha lavorato dieci, venti, talvolta duecento, trecento anni su quella terra e ha vissuto lui e i suoi magrissimamente perché in tutti quegli anni ha fatto vivere, non solo vivere ma studiare, il nonno del padrone e poi il padrone e poi il signorino. […] Sono trecent’anni precisi che la famiglia secolarmente analfabeta […] mantiene agli studi la famiglia secolarmente universitaria del signorino».

lettera a Gian Paolo Meucci, 30 marzo 1956
Mio caro fumetto... - Università e pecore

In sintesi, è la storia della famiglia Milani, possidente, colta, privilegiata, di cattedratici, dedita quindi ad attività intellettuali da generazioni. Faceva gestire i propri poderi sempre alla stessa famiglia di mezzadri impedendogli così di istruirsi e di migliorare le proprie condizioni.

Era questa l’estrazione sociale di don Lorenzo Milani. Il fratello maggiore, Adriano Milani, marito di nonna Maria Teresa, era medico, neuropsichiatra e pioniere nella riabilitazione neuropsichiatrica infantile. Il loro figlio, Andrea Milani, il «signorino» della lettera e padre della fumettista, era un noto astronomo e docente universitario di matematica.

È giovane, corteggiato e frequenta l’Accademia di Brera di belle arti quando comunica alla sua famiglia agnostica l’improvvisa notizia della sua conversione e la decisione di entrare in seminario.

Mio caro fumetto... - La reazione della famiglia alla decisione di entrare in seminario

Quella del sacerdozio è una scelta che don Milani porta avanti con convinzione e coerenza fino alla morte.

«Non mi ribellerò mai alla Chiesa perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati, e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa». 

lettera a padre Reginaldo Santilli, 10 ottobre 1958

Rimane sì legato alla famiglia, nutrendo grande rispetto e amore per sua madre Alice Weiss, ebrea non osservante, nobile, colta e raffinata, ma dà alla propria vita un altro obiettivo.

Decide di servire Cristo e il Vangelo, aiutando il prossimo e gli ultimi, siano essi contadini, operai o montanari. Sceglie di farlo senza mezze misure. Si allontana definitivamente dallo stile di vita da cui proveniva e ne fa proprio un altro opposto, fra i monti.

Nel 1947, a 24 anni, inizia la sua attività pastorale nella parrocchia di San Donato a Calenzano, un paese in via di industrializzazione. È cappellano del vecchio preposto don Daniele Pugi. Qui trova la sua missione.

Mio caro fumetto... - Parrocchia di San Donato a Calenzano

Forma una scuola popolare, aconfessionale (elimina anche il crocefisso!), aperta ai giovani, agli operai e ai contadini di qualsiasi convinzione politica. Insegna l’italiano, la grammatica, la sintassi e tutto ciò che si può apprendere, soprattutto attraverso la lettura dei giornali. E tutti devono imparare, in primis per poter comprendere e rivendicare i propri diritti.

«Voi non sapete leggere la prima pagina del giornale, quella che conta, e vi buttate come disperati sulle pagine dello sport. È il padrone che vi vuole così perchè chi sa leggere e scrivere la prima pagina del giornale è oggi e sarà domani dominatore del mondo».

In questo modo si impegna a rendere gli operai liberi e capaci di trattare con i padroni delle fabbriche, di opporsi allo sfruttamento, di scioperare e di unirsi in sindacato, con cognizione di causa. Sì perché l’ingiustizia sociale è un male che offende Dio e va combattuto.

Mio caro fumetto... - Don Milani e la nascita della sua scuola a Calenzano

Attraverso questa sua attività didattica don Lorenzo conosce e riesce ad avvicinare tante persone, a capirne i problemi e ottenerne la fiducia. Don Milani desidera ardentemente dare voce alla sua gente e, nel contempo, donare loro coscienza critica, autonomia di giudizio, emancipazione, orgoglio e dignità.

Senza conoscere l’italiano poi, è una sua convinzione, non si possono comprendere né le Sacre Scritture né tantomeno le prediche della domenica in chiesa.

I suoi modi, le sue parole, il suo interessamento al sociale e ai diritti delle persone lo rendono però oggetto delle attenzioni della Curia di Firenze e dell’allora arcivescovo Ermenegildo Florit. Pronta la reazione.

Mio caro fumetto... - Differenza tra il comportamento di don Milani e quello di altri parroci

Sopraggiunge il trasferimento e l’allontanamento dalla sua comunità. Don Milani viene relegato in quella ancora più isolata di Barbiana, nel Mugello, dove arriva per la prima volta il 7 dicembre 1954. Non ci sono strade di collegamento e nemmeno acqua corrente, elettricità e riscaldamento. Pochissimi gli abitanti. Nonostante tutto non si lascia abbattere e il 28 dicembre scrive alla madre:

«E neanche c’è motivo di considerarmi tarpato se sono quassù. La grandezza d’una vita non si misura dalla grandezza del luogo in cui si è svolta, ma da tutt’altre cose. E neanche le possibilità di far del bene si misurano sul numero dei parrocchiani».

lettera alla madre Alice Weiss, 28 dicembre 1954
Mio caro fumetto... - Parrocchia di Sant'Andrea a Barbiana, Monte Giovi, Mugello

A Barbiana riprende la sua attività di insegnamento. La sua è una scuola per chiunque sia povero, a tempo pieno, con lezioni per 10/12 ore al giorno, sette giorni su sette, 365 giorni l’anno. Non ci sono pause, giochi e sport. È pur sempre meno faticosa che lavorare nei campi, badare agli animali o fare la legna ed è di certo più istruttiva. Solo la domenica, dopo la messa, si legge il Vangelo.

Un elemento distintivo? Si parla di politica. Perché, diceva:

«La scuola apolitica prepara gli indifferenti in politica. E sapete dove finiscono gli indifferenti in politica? Finiscono fascisti!».

Mio caro fumetto... - Don Milani a Barbiana fa lezione all'aperto
Mio caro fumetto... - Don Milani e la politica a scuola

Questo suo impegno, la sua idea di unire all’insegnamento il sociale e la politica e di una scuola di lotta di classe, gli fanno affibbiare l’etichetta di “prete rosso”, “prete comunista”. In realtà don Milani era e si professava anticomunista. Nell’insegnamento non vedeva altro che uno strumento per concretizzare la sua vocazione. Di ciò che trasmetteva alle persone si sentiva profondamente responsabile davanti a Dio.

«La scuola mi è sacra come un ottavo sacramento»

Esperienze pastorali (Libreria Editrice Fiorentina, 1957), p. 202.

Nel maggio del 1958, a quattro anni dal suo arrivo a Barbiana viene dato alle stampe il suo libro, Esperienze Pastorali, grazie alla Libreria Editrice Fiorentina. L’unico risultato ottenuto dalla pubblicazione è quello di attrarre le ire della Curia vescovile di Firenze, che tratta di Milani come un eretico.

La Civiltà Cattolica“, rivista dei gesuiti stronca il libro con una recensione di padre Angelo Perego. È questa a influenzare la visione di papa Giovanni XXIII che qualifica don Milani come un «pazzerello scappato di manicomio». Il 10 dicembre il volume viene ritirato dal commercio, per decreto della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, reso noto su “L’Osservatore Romano”.

Mio caro fumetto... - Alice Milani legge Esperienze Pastorali

Nel 1960 i primi sintomi della grave malattia che lo porterà alla morte ad appena quarantaquattro anni, ma don Milani continua con il suo apostolato. Si dedica come sempre all’insegnamento e negli anni scrive.

Rimane nella memoria di tutti la lettera pubblica che indirizza nel febbraio del 1965 ai cappellani militari toscani. Verrà ciclostilata e data alle stampe il 6 marzo unicamente dal settimanale comunista “Rinascita”.

Don Milani si scaglia fermamente contro la definizione di obiezione di coscienza come «espressione di viltà» e «insulto alla patria» e chiede rispetto nei confronti di chi accetta il carcere a causa dell’ideale della nonviolenza.

Mio caro fumetto... - Don Milani e l'obiezione di coscienza

«La sentenza umana che li ha condannati dice solo che hanno disobbedito alla legge degli uomini, non che son vili. Chi vi autorizza a rincarare la dose? E poi a chiamarli vili non vi viene in mente che non s’è mai sentito dire che la viltà sia patrimonio di pochi, l’eroismo patrimonio dei più? Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti. Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star dalla parte di chi ce li tiene […] Se non volete onorare la sofferenza degli obiettori, almeno tacete!»

lettera ai cappellani militari, 22 febbraio 1965

Un testo potentissimo che gli varrà una denuncia per istigazione al reato, dalla quale si dovrà difendere alla sbarra in tribunale.

Università e pecore descrive con efficacia l’Italia del dopoguerra in cui si opponevano con fervore la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista, il Partito Socialista, il Movimento Sociale: la stessa Italia di Don Camillo (e Peppone) di Giovannino Guareschi.

Nei disegni c’è il Novecento: nella rielaborazione dei manifesti elettorali dell’epoca, nel modo di raffigurare i contadini e gli ambienti delle fabbriche. Elementi in cui tra l’altro si possono percepire echi di pittori del calibro di Giovanni Segantini, Renato Guttuso e Mario Sironi.

Mio caro fumetto... - Rielaborazione di Alice Milani di alcuni manifesti elettorali novecenteschi
Mio caro fumetto... - Echi di Mario Sironi nelle fabbriche disegnate da Alice Milani

Lo stesso realismo si ritrova anche nei dialoghi, in cui spesso a farla da padrone è la parlata toscana, con i tipici suoni, le cadenze e i termini colloquiali. Il fatto poi che le battute del protagonista siano tratte o ispirate dagli scritti raccolti in Don Milani. Tutte le opere, due volumi a cura di Federico Ruozzi, Anna Carfora, Sergio Tanzarella e Valentina Oldano (Mondadori, 2017), non fa che accentuare questo senso del vero.

Mio caro fumetto... - La cadenza toscana nei balloon del fumetto Università e pecore

I toni e la passione con cui tutti i personaggi si affrontano e si scontrano, don Milani per primo ovviamente, si ritrovano tutti nei bei disegni e nelle scelte grafiche di Alice Milani.

Visi espressivi, spesso arrabbiati, tratti netti e marcati, l’uso di linee nere a definire, il modulo che aumenta nel caso di parole urlate, l’utilizzo di simboli come fulmini, teschi e gomitoli per censurare quelle dette in preda al demone dell’ira.

Tutto ciò unitamente ad un’incredibile abbondanza di colori, puri e accesi, ottenuta con matite colorate e acquerelli e ad una composizione molto varia delle vignette all’interno delle diverse tavole. La fumettista fa un largo uso delle splash page e non di rado i suoi disegni si estendono su due pagine affrontate.

Mio caro fumetto... - Esempio di come Alice Milani renda graficamente la rabbia

In conclusione, Università e pecore si è rivelata una lettura davvero efficace e coinvolgente. La consiglio convintamente a chiunque desideri scoprire o ricordare don Milani. Incuriosisce e invoglia ad approfondire. Fa venire nostalgia di quell’Italia delle trasformazioni sul piano economico, lavorativo, domestico, socio-culturale in cui, fra difficoltà, disagi, disparità, aspettative, confronti, contrasti e conquiste, si ragionava e si viveva di collettività, di principi, di ideali, di diritti, di desiderio di riscatto e di libertà.

Don Milani in questo contesto turbava reazionari e tradizionalisti e superava innovatori e riformisti. Per questo motivo non ha avuto consenso in vita, ma nel tempo in molti hanno dovuto ravvedersi, anche in seno alla Chiesa.

Se nel 2007 “La Civiltà Cattolica”, con grande lungimiranza ed apertura, modifica completamente la sua posizione sul sacerdote di Barbiana, è ad aprile 2017 che a Tempo di Libri, in occasione della presentazione dell’Opera omnia di don Milani, papa Francesco afferma per videomessaggio:

«Mi piacerebbe che lo ricordassimo soprattutto come credente, innamorato della Chiesa anche se ferito, ed educatore appassionato con una visione della scuola che mi sembra risposta alla esigenza del cuore e dell’intelligenza dei nostri ragazzi e dei giovani».

Videomessaggio di papa Francesco, trascrizione – Tempo di Libri (Milano, 19-23 aprile 2017)

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