Ethel e Ernest: quando il fumetto si fa casa
Il fumetto Ethel e Ernest, una storia vera di Raymond Briggs è stato pubblicato per la prima volta nel Regno Unito nel 1998. Pluripremiato, a maggio 2020 è uscito in libreria grazie a Rizzoli Lizard.
È la storia di una casa a Londra, al numero 65 di Ashen Grove in Wimbledon Park. Il focolare domestico è il luogo e l’espediente che l’autore utilizza per raccontare due persone qualsiasi ma molto speciali: i suoi genitori, Ethel Bowyer (1895-1971) e Ernest Briggs (1900-1971).
Il libro si apre nel momento in cui Ethel e Ernest si vedono e si incontrano per la prima volta. È un lunedì del 1928. Lei che fa la cameriera presso due donne benestanti della città si affaccia alla finestra e per un istante, per caso, incrocia lo sguardo di lui che passa in bicicletta. Si salutano. Da quel giorno continueranno a farlo per un’intera settimana, alla stessa ora e nelle stesse modalità, fino a quando lui troverà il coraggio di chiederle di uscire.
Inizia così la loro storia. Ethel e Ernest si innamorano, si sposano, acquistano casa e trascorrono quarantatre anni insieme, da quel lunedì del 1928. Il fumetto li ripercorre tutti. È diviso in cinque capitoli. Di questi, i primi quattro sono dedicati ciascuno a un decennio, mentre il finale a due soli anni: 1971-1972. Il perché viene da sé, non è uno spoiler anticipare come si concluda il libro della vita.
È senz’altro un’operazione complicata, che ha quasi del miracoloso, riuscire a descrivere in 118 pagine l’esistenza di due persone, tanto più se gli si è strettamente legati. Raymond Briggs riesce perfettamente. Nel fumetto mette tutta la sua eredità, le sue memorie, culturali e affettive, e il risultato colpisce e scalda il cuore.
La meraviglia di questa lettura sta nella condivisione. Il lettore è invitato allo spettacolo della vita di Ethel e Ernest e a sentire nella sceneggiatura di quello, comunanza e affinità con la propria. Nel frattempo, spettatori e protagonisti si ritrovano insieme a guardare la scenografia mutare al trascorrere del tempo. Insieme alla casa dei due genitori cambia la società, cambia il mondo intero.
Incredibilmente sono proprio Ethel e Ernest a rimanere pressappoco uguali a loro stessi, da diversi punti di vista.
Nella narrazione riecheggia più volte lo scontro tra la lower class di Ernest, che ama il suo lavoro di lattaio, e l’aspirazione di Ethel di tentare una scalata dal proletariato verso una classe sociale media. È in una delle prime tavole che questa differenza sostanziale fra i due coniugi si palesa.
Quando acquistano casa e iniziano ad abitarla è ancora vuota. Sono lì che chiacchierano abbracciati su un letto arrangiato, un materasso con la biancheria adagiato in terra, e vagheggiano su come arredare il loro nido.
Ernest per la sua estrazione si accontenterebbe di quasi nulla, mentre Ethel sogna qualcosa di più, un salto di qualità. È lei a vincere, spinta da una costante, forte e sempre decorosa voglia di riscatto. La casa sarà curata nei minimi dettagli, con Ernest che da esperto bricoleur si dedica a tutte le migliorie e ai lavori manuali necessari.
Il fumetto prosegue come un flusso, una somma di piccoli grandi eventi quotidiani, estremamente riassunti, ma mai noiosi o scontati, che riempiono, danno letteralmente vita e significato all’intera esistenza della coppia.
La poetica dell’autore è al suo apice, ed è certamente una poetica delle piccole cose. Ecco dunque espresse le necessità di base dei propri genitori, i dialoghi essenziali, le scaramucce. Attraverso tutto ciò si osserva l’evoluzione del loro rapporto, la crescita ma purtroppo anche il loro rimanere indietro rispetto al tempo e talvolta alle proprie possibilità.
Intanto, viene pubblicato in Inghilterra il Mein kampf di Aldolf Hitler nel 1933, nel 1934 nasce Raymond nel paese cominciano ad arrivare gli echi dell’ideologia e dei misfatti nazisti prima, e della guerra poi. Ethel e Ernest dotano il loro giardino di un rifugio antiaereo. Iniziano le evacuazioni dei bambini dalle città, per proteggerli dai rischi di un conflitto aereo. Raymond viene ospitato in campagna dagli zii. Scoppia la “battaglia d’Inghilterra” e i bombardamenti della Luftwaffe su Londra diventano sistematici. Anche la casa di Ernest ed Ethel subisce danneggiamenti.
Dopo la guerra la ricostruzione e, più avanti la vittoria e la salita al governo dei laburisti. Raymond cresce. Frequenta il liceo classico. Capisce poi che la sua strada è un’altra e passa al liceo artistico. Finiti gli studi, comincia ad insegnare all’Accademia d’arte. Poi si fidanza, l’uomo sbarca sulla luna e inizia il periodo delle contestazioni.
Insomma in una casa, vuota all’inizio e sgombrata alla fine del fumetto, in quello spazio che tutti noi colleghiamo intrinsecamente al concetto di intimità, c’è una vicenda familiare e il respiro della Storia. E sia la storia particolare sia l’universale sono narrate con un’estrema capacità di sintesi e con grande arguzia ed ironia. Ciascuna vignetta sottende un’infinità di sentimenti, ragionamenti, l’umanità intera. Non di rado passano i mesi contemplando poche immagini.
Oltretutto, aspetto molto affascinante, nel fumetto di Raymond Briggs si assiste al cambiamento della mentalità, delle mode, al progresso, in primis tecnologico. E così negli anni Trenta in casa di Ethel e Ernest si vede comparire la caldaia, poi il lavatoio a gas, la televisione, il frigo, il telefono. Si accenna al termostato elettrico, all’Hi-fi stereo.
Anche nei mezzi di locomozione c’è la modernizzazione. Se in principio Ernest porta il latte con il carretto, più tardi guiderà un camioncino elettrico. Ad un tratto sfreccia emozionato su un motorino e successivamente acquista un’automobile Triumph nuova di zecca.
Nei gusti del figlio Raymond si manifestano gli stravolgimenti sociali. Tra gli anni Sessanta e i Settanta, capellone, acquista una lambretta e preferisce un furgone alla classica macchina. Il suo camioncino Volkswagen segna l’akmé dello strappo generazionale con i genitori, puntualmente rappresentato in una sola immagine e in quattro balloon. Il disappunto di Ernest la dice lunga.
Nell’arco della vita di Ethel e Ernest il mondo va avanti, e le trasformazioni coinvolgono inevitabilmente anche l’ambito linguistico.
Nel pensare la sceneggiatura l’autore ha voluto dare conto anche di ciò. In una presentazione online del fumetto, avvenuta durante il lockdown per il covid, Leonardo Rizzi, che si è occupato della traduzione ha spiegato in che modo Raymond Briggs abbia reso manifesta nel fumetto la dinamicità della lingua.
Leonardo Rizzi, nel sottolineare quanto sia marcata in quasi cinquant’anni l’evoluzione linguistica, accenna ad una teoria psicologica secondo cui generalmente l’indole delle persone si fissa nella sua forma nel periodo in cui cominciano a guadagnare. Contemporaneamente alla personalità si fisserebbe anche il linguaggio.
Nel fumetto Ethel e Ernest obbediscono a questa tesi: sono conservativi e non variano di molto il loro modo di esprimersi nel corso della vita. Alcuni vezzeggiativi che Ernest rivolge alla consorte, tipici nel Regno Unito degli anni Venti e Trenta, li ripete fino alle ultime pagine, quando i due ormai sono anziani e incurvati.
Se i protagonisti parlano sempre allo stesso modo, per contro sono gli interlocutori, le persone con cui si trovano ad interagire e la società a metterli di fronte ad un idioma mutato. Lo si nota in una tavola in particolare. Ernest legge sul giornale quale sia lo slang del mondo degli hippie della fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta. Ne mette al corrente Ethel a modo suo e ne deriva una scenetta simpatica.
È qui che il traduttore si è trovato a dover prendere una delle decisioni chiave. Sebbene dapprima abbia tentato di tradurre utilizzando allo scopo il gergo italiano di quell’epoca, tipico del giovanilismo, ha preferito poi mantenere i termini inglesi. Ha ritenuto che grazie a questi si ingenerasse un’efficace sensazione di esotico, di estraneità, che si ottenesse un effetto di rottura ancora più netto e marcato.
Il ruolo del traduttore non finisce qui. Altra sfida di Leonardo Rizzi è stata quella di comunicare e di traferire al lettore nel modo corretto gli elementi, del tutto caratteristici della cultura inglese, che sono espressi nelle vignette.
Ad esempio, negli anni Quaranta, nel periodo dei bombardamenti, Ethel e Ernest costruiscono all’interno della loro casa dei rifugi. Erano a forma di gabbia ed erano stati progettati e voluti da Herbert Stanley Morrison, Ministro dell’Interno e della Sicurezza Nazionale. Tavoli di giorno e letti di notte. I due li utilizzano con spontaneità e ne parlano dando delle informazioni assolutamente scontate per gli abitanti di Londra e dell’intera Gran Bretagna, ma sottintendendone altre.
Non a caso si tratta di oggetti ancorati indissolubilmente alla memoria storica degli inglesi. Nella brutta stagione erano rifugi più “confortevoli” dei rifugi Anderson, chiamati come il precedente Ministro (sir John Anderson). Esterni e costituiti di lamiera flessibile, a circa un metro di profondità nel terreno, erano freddi e con la pioggia diventavano tutti fangosi.
Non essendo mai stati impiegati in Italia, e non essendo gli italiani a conoscenza della politica interna inglese, per capirsi, nei balloon e nel testo a favore dei lettori è stato necessario inserire dei termini chiarificatori.
E così via, per oltre quattro decadi di cultura british. Si tratta di minimi accorgimenti che però agevolano il lettore straniero a percepire come familiare qualcosa che non gli è di comune esperienza.
E se la casa è il teatro di tanti avvenimenti, graficamente la medesima rigida architettura della casa costituisce la struttura interna delle pagine del fumetto. Le vignette sono inserite in una gabbia tipografica fatta di tante finestre, su tanti piani. All’interno delle tavole è vero, non hanno sempre la stessa posizione e si spostano. Tra le pagine affiancate però, di destra e di sinistra, c’è una forte simmetria, un richiamo costante e ripetuto. Tutto ciò è nascosto dietro ai toni pastello tipicamente inglesi, ai tratteggi morbidi dei particolareggiati e bellissimi disegni a matita colorata, che rimandano alle illustrazioni dei testi per l’infanzia.
Alla fine di tutto, al termine del libro, sfogliata l’ultima pagina della vicenda umana di Ethel e Ernest, rimane stretto fra le mani e nel cuore un gioiello dal sapore dei tempi andati che restituisce una bella verità. È la consapevolezza che nelle cose semplici e genuine, nell’amore, nel rispetto, nei legami, nella casa e in tutto ciò che contiene c’è l’essenza del mondo. Oltre il tempo che ci viene concesso sono queste le cose che sopravvivono, radicate e fruttuose nel cuore di chi rimane. Tramandate e raccontate divengono ancora e ancora ispirazione e spirito vitale.
P. S. Dopo il fumetto mi è venuta la curiosità di vedere il film di animazione, prodotto in Gran Bretagna nel 2016 e diretto da Roger Mainwood. Le aspettative erano altissime e non sono state disilluse, anzi, tutto il contrario. Ma questa è un’altra storia…