Mio caro fumetto... - Jun Choi si esibisce in strada nell'arte del pansori
Letture

Jun, storia vera di autismo e musica

Se le vacanze estive del 2020 sono servite per innamorarmi dello stile narrativo e del segno di Keum Suk Gendry-Kim, quelle del 2021 sono state testimoni della conferma di questo amore. Ho affrontato la lettura di Jun (titolo originale: 준이오빠), nuovo fumetto dell’autrice coreana giunto in Italia grazie a Bao Publishing, dopo Le Malerbe.

Mio caro fumetto... - Copertina di Jun di Keum Suk Gendry-Kim, pubblicato da Bao Publishing

Jun Choi, come precedentemente Yi Okseon, è una persona reale e il fumetto racconta la sua storia. Nato a Seoul nel 1990, è un giovane con autismo che possiede un particolare talento. È uno straordinario musicista di pansori, con l’aggiunta del pianoforte. Si tratta di una tradizionale narrazione in musica coreana eseguita generalmente da un sorikkun (소리꾼), un cantante, e un gosu (고수), un percussionista di tamburo buk. Dal pansori trae origine il K-Pop, la musica popolare sudcoreana.

Keum Suk Gendry-Kim ha incontrato Jun proprio frequentando un corso di pansori e ha deciso di descrivere la sua vita, in accordo con i suoi cari. Ha prediletto per la narrazione il punto di vista della sorella di tre anni minore: Yunseon. Così, in un prologo, 9 capitoli e un epilogo lo conosciamo dapprima bambino, grazie ai ricordi di una gnoma, e alla fine, passati circa dieci anni, come un ragazzone musicista grazie al flusso di coscienza di un’adolescente. Di concerto nel corso del libro facciamo la conoscenza degli altri membri della famiglia, anche loro cambiati dal trascorrere del tempo e dalle esperienze vissute.

Mio caro fumetto... - Jun Choi in una foto di famiglia
Mio caro fumetto... - La serenità familiare nella musica di Jun

Grazie alla sua arte Jun è divenuto noto in Corea, e ora tramite quella di Keum Suk Gendry-Kim, in diversi altri paesi. È proprio il pansori a determinare per molti versi la svolta fondamentale nella sua vita e in quella dei suoi. La chiave che ha permesso a Jun di iniziare a sbocciare, a parlare e a vivere pienamente è tutta nella musica. Prima però di riuscire ad esprimersi cantando, suonando il pianoforte e altri strumenti, componendo e sperimentando con il linguaggio musicale, l’esistenza di Jun e della sua famiglia è stata decisamente travagliata. Un percorso pieno di ostacoli e barriere da superare.

L’autismo è una complessa disabilità dello sviluppo di natura neurobiologica. Si manifesta ed è identificabile nella prima infanzia sulla base della compromissione nella comunicazione verbale, non verbale e sociale. A ciò si sommano le difficoltà di interazione e particolari modalità comportamentali.

Mio caro fumetto... - Jun e la diagnosi di autismo di secondo livello

Jun in effetti mostra precocemente tutti questi limiti. A trenta mesi non parla. Sin da piccolissimo è molto diffidente, non vuole muoversi più di tanto, non gli piace essere toccato e detesta toccare qualsiasi cosa. La diagnosi non tarda ad arrivare. Il suo è un autismo di secondo livello, sui tre livelli individuati internazionalmente (Kandola & Gill, 2019): medio in termini di gravità dei sintomi e necessità di supporto. Jun ha le giornate scandite da sedute di pedagogia speciale, ludoterapia, logopedia e fisioterapia. Eppure per un bel periodo le cose non evolvono. Yunseon afferma: «Nonostante gli sforzi dei miei, che per disperazione erano pronti a fare qualsiasi cosa, mio fratello non cambiava di una virgola».

A sette anni Jun ancora non parla e non va a scuola ma conosce alla perfezione tutto l’alfabeto grazie all’impegno dei suoi genitori. Risale al 1998 l’iscrizione nel primo istituto scolastico. Purtroppo bastano pochi giorni perché la struttura si dimostri del tutto inidonea allo scopo stesso che si prefigge. Non un luogo di istruzione e sostegno dunque, ma di discriminazione. Jun è ovunque e sempre vittima del pregiudizio, dello stigma, dell’isolamento da parte di adulti e coetanei, nonché di veri e propri atti di bullismo.

Mio caro fumetto... - Discriminazione a scuola
Mio caro fumetto... - Jun maltrattato e bullizzato dai coetanei
Mio caro fumetto... - Jun vittima di discriminazione, bullismo, violenza fisica e psicologica
Mio caro fumetto... - Jun traumatizzato dall'aggressione da parte di altri ragazzini

L’organizzazione della società, la scuola e talvolta anche i medici si rivelano spesso inadeguati. Sono incapaci di far fronte alla disabilità di Jun, ai suoi bisogni speciali e alle esigenze della sua famiglia. Anche quest’ultima però, come è naturale, cade frequentemente in errore, pervasa da dubbi e paure.

In principio Jun è «qualcosa da non mostrare a nessuno» a causa del comportamento delle persone fatto di occhiate schifate o pietose e di osservazioni meschine. A distanza di tempo la reazione della famiglia a quegli stessi atteggiamenti muta, ma le difficoltà permangono. Yunseon confessa:

«Ci sono volte in cui mi sento pronta alla curiosità degli sguardi impreparati della gente, ma in realtà non mi ci abituo mai».

Mio caro fumetto... - Gli sguardi delle persone sembravano mostri spaventosi
Mio caro fumetto... - Reazione di Yunseon agli sguardi impreparati della gente

Al termine del fumetto a rimanere nel cuore sono l’ostinazione e la perseveranza della mamma, del papà ma ancora più di Yunseon. Sono frutto di un amore incondizionato e profondo e hanno un unico obiettivo: rendere Jun il più possibile autonomo, donandogli una vita piena e appagante.

Per il lettore è un lungo viaggio alla scoperta della vita quotidiana del protagonista e delle sue conquiste, grandi e piccole. Passi egualmente importanti per approssimarsi alla vetta della montagna. Da lì si aprono davanti agli occhi ampi panorami e un futuro degno di essere vissuto. Durante il tragitto sono inevitabili le cadute e le sconfitte, dolorose tanto per Jun quanto per ciascuno dei testimoni. Il domani resta tuttora incerto.

Mio caro fumetto... - Jun a prescindere da come sarà il futuro oggi è felice

I disegni di Keum Suk Gendry-Kim in bianco e nero sono molto efficaci e caratterizzati dalla commistione tra lo stile dei manhwa e quello della pittura tradizionale coreana. In una storia nella quale il protagonista evolve dal silenzio alla musica e alla parola, è dato particolare risalto ai suoni e ai rumori. Graficamente sono resi attraverso onomatopee nell’alfabeto coreano hangŭl, come parte integrante dei disegni, cui si affiancano quelle per noi comprensibili di derivazione americana. E poiché tutto è musica per il fine orecchio di Jun, le note si diffondono in campo aperto, senza pentagramma, in vignette e splash page. Non mancano inoltre riproduzioni di partiture delle composizioni del protagonista, melodie che spontaneamente si fanno colonna sonora del fumetto.

Mio caro fumetto... - Suoni ed onomatopee: pat pat
Mio caro fumetto... - Suoni ed onomatopee: gnnn
Mio caro fumetto... - Suoni ed onomatopee: blam
Mio caro fumetto... - Tutto è musica per Jun
Mio caro fumetto... - Tavola dedicata ad una delle composizioni di Jun Choi

Attraverso le tavole si gode della possibilità di poter conoscere qualcosa dell’eccentrica megalopoli di Seul. Sono fotografati scorci paesaggistici e messe in luce tradizioni, fra le quali spiccano quelle culinarie. Il fumetto risulta nell’insieme un’immersione totale nell’atmosfera e nella cultura sudcoreana. Un perfetto spunto di riflessione su quanto determinati aspetti della mentalità incidano in positivo e in negativo sulla vita delle persone.

Il sistema gerarchico sociale del confucianesimo, ad esempio, fa sì che in ogni genere di relazione ciascun individuo debba conoscere e occupare una determinata posizione nei confronti dell’interlocutore. Da ciò dipendono il comportamento, il tipo di rispetto e il linguaggio da utilizzare nei confronti dell’altro, totalmente. E se il ragionamento vale nei posti di lavoro o fuori casa, lo stesso tipo di equilibrio vige all’interno delle famiglie. Rivolgersi ad un parente non utilizzando il giusto grado (esiste un vastissimo e accuratissimo vocabolario per questo) o in maniera troppo informale, non badando quindi al livello nell’ambito familiare, è ritenuto maleducato e intollerabile.

Mio caro fumetto... - Il rispetto e la comunicazione con i più anziani nelle famiglie coreane

A complicare enormemente questa visione si aggiunge un altro elemento: l’età. Proprio dall’età dipendono tutte le interazioni sociali. L’ossequio nei confronti del più anziano è assoluto. Non si può dissentire ad una persona più grande, superiore o pari grado, di fronte agli altri perché è riprovevole e motivo di grande imbarazzo. Non si può promuovere in un’azienda o in un ufficio una persona che sia più giovane di altri. Un capo non può essere in nessun caso più giovane dei suoi sottoposti.

Tra l’altro in Corea calcolano l’età differentemente dall’uso internazionale. Conteggiando i nove mesi della gestazione, quando si nasce si ha già un anno, e inoltre l’età non cambia il giorno del compleanno ma per tutti indistintamente il primo di gennaio. Così chi nasce a dicembre ha già un anno e poco dopo, a gennaio, ne ha due.

Mio caro fumetto... - Yunseon e i conflitti con i genitori

È anche per questo che Yunseon è stata scelta come narratrice della storia di Jun. Serve a sottolineare quanto in alcune circostanze questo rigido schema del confucianesimo salti. Jun è il primo figlio, il maggiore. La sorella non si trattiene. Esprime a più riprese il dissenso perché suo malgrado non riceve abbastanza attenzioni dai genitori. E quando questi ultimi non permettono a Jun di fare determinate cose da sé e di diventare autosufficiente, capita che lei gli si rivolga con toni duri e parole accusatorie. La reazione è prevedibile e non si fa attendere. Il fatto poi che in previsione Jun debba dipendere dalla sorella minore è qualcosa ancora in larga parte inammissibile.

Disabilità fisiche e mentali mettono in crisi e scardinano anche queste concezioni tradizionali, ataviche. Sacche di ignoranza e disinformazione invece impediscono la corretta valutazione del disturbo. In Corea del Sud persiste infatti l’idea che l’autismo abbia una componente genetica e che quindi ad essere tarata sia l’intera famiglia. Non sono pochi dunque a desiderare che la diagnosi passi sotto silenzio, o ad accettarne una magari più grave ma diversa, purché non ci si debba vergognare in pubblico.

Mio caro fumetto... - Jun libero di esprimersi nel pansori e grazie alla musica

Nella sentita postfazione al fumetto Keum Suk Gendry-Kim scrive: «Ho disegnato la storia di Jun e dei suoi cari perché volevo trasmettere a coloro che si trovano in situazioni simili il loro coraggio e il loro calore». Chissà che non li aiuti ad alzare la testa contro la percezione ristretta di larghi strati di persone e la discriminazione della diversità.

Ma per fare questo c’è bisogno di una rivoluzione. Come imparato grazie a Sirio di Tetrabondi, tetraparesi in movimento e a sua mamma Valentina, mia amica dei tempi del liceo, bisogna arrivare a rovesciare definitivamente il punto di vista. Non esistono bambini e ragazzi speciali, come viene definito Jun in quarta di copertina, e famiglie speciali. Il termine «speciale» rischia di diventare un’etichetta, un aggettivo personale indelebile, una gabbia fatta di commiserazione e di diritti negati. Esistono bisogni, quelli sì speciali «che necessitano l’aiuto della società tutta, che necessitano inclusione, che necessitano di essere conosciuti, vissuti, condivisi». Servono assistenza, aiuti e ausili speciali. Non è differenza da poco.

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