Mio caro fumetto... - Sana'a vecchia distrutta dai bombardamenti, 2017
Letture

Un viaggio in Yemen

I libri hanno lo straordinario potere di portarci lontano, di farci conoscere ed esplorare i luoghi più disparati (veri e immaginari) stando comodamente seduti sul divano del salotto, stesi nel letto prima di addormentarci o in attesa alla fermata dell’autobus.

Leggere e viaggiare sono un po’ la stessa cosa perché saziano la nostra voglia di evasione, di scoperta, di distogliere la testa dal quotidiano e dalla nostra realtà.

Così ultimamente, desiderosa di nuovi orizzonti e impossibilitata a partire per luoghi tanto lontani, sono entrata in libreria come se fosse un’agenzia di viaggi e ho scelto di visitare lo Yemen.

Il mio aereo è stato La sposa yemenita (BeccoGiallo, 2017), un interessante esempio di graphic journalism.

La sceneggiatura e le illustrazioni, realizzate con dovizia di particolari ed estrema precisione, sono opera di Paola Cannatella.

Il soggetto invece è di Laura Silvia Battaglia (Battgirl), giornalista freelance e documentarista che nel 2012 era a Sana’a per un corso di arabo presso lo Yemen College of Middle Eastern Studies e fu scelta come inviata speciale dall’agenzia americana Transterra Media.

I 13 capitoli della graphic novel sono, in sostanza, le memorie di questa sua duplice esperienza. Troviamo dunque la descrizione della sue giornate, della città man mano che lei stessa la scopriva, delle tradizioni e della cultura locale insieme con i frutti scomodi e scottanti delle sue inchieste.

Vengono trattati argomenti quali i bombardamenti con i droni, il traffico dei bambini tra Yemen e Arabia Saudita, gli attacchi suicidi, la condizione femminile, i rapimenti degli stranieri e la realtà delle famiglie quaediste.

La trovata grafica di Paola Cannatella di distinguere e caratterizzare i diversi ambiti narrativi, i diversi contesti, per mezzo dei colori si rivela geniale e perfettamente rispondente allo scopo di orientare il lettore. La quotidianità è resa in rosso, i reportage in blu e la tematica religiosa in giallo.

Il primo capitolo è fondamentale perché spiega il titolo della graphic novel. È caratterizzato dal colore rosso perché dedicato appunto alla quotidianità e ad una tradizione yemenita.

Un matrimonio in Yemen dura ben tre giorni e uomini e donne lo celebrano separatamente, i primi con lo sposo e le seconde con la sposa. Laura Silvia Battaglia partecipa come invitata al secondo giorno di festeggiamento delle nozze di Jamilla, amica di un’amica.

È una “rarità” che un’occidentale possa assistere a cerimonie di questo genere e che trapelino immagini, seppure sotto forma di fumetto. Sono eventi che non possono essere né ripresi né fotografati se non dagli addetti. Tutti gli invitati vengono perquisiti all’ingresso per evitare che portino con sé cellulari o fotocamere.

Jamilla durante il ricevimento regala a Laura Silvia Battaglia la prima rosa rossa del proprio mazzo, “profezia” di nozze imminenti (tradizione simile per certi versi al nostro lancio del bouquet). E così sarà, con Taha, un uomo yemenita… Ma allora le spose yemenite sono due!

Altri tre capitoli mi hanno particolarmente colpita, e sono quelli caratterizzati dal colore giallo. In effetti vi si delinea l’incontro e la nascita di un rapporto di rispettoso scambio interreligioso tra la Battaglia e il più importante Sheikh di Sana’a: Hassan Abdullah Al-Sheikh.

Anche in questo caso il loro legame viene sancito da un dono speciale. Questa volta però si tratta di una copia del Corano, che per dettame non dovrebbe essere toccato da mani “impure”.

Beh, quel Corano che ha sempre un posto d’onore nella libreria di casa di Laura Silvia Battaglia, rimarrà a ricordarle che il rispetto «esiste per chi vede nell’altro una creatura di Dio, per quanto possa essere attaccato alle sue idee e la sua religione. Semplicemente vorrebbe che l’altro si entusiasmasse per le stesse cose per cui si entusiasma lui».

Un bel messaggio universale in un’epoca in cui, al contrario, predominano da ogni parte i fondamentalismi, i pregiudizi e le divisioni. Senz’altro un motivo in più per esprimere riconoscenza per questa lettura.

Sono tornata dallo Yemen appagata da quello che ho visto, dalle atmosfere e i profumi percepiti, emozionata dai canti di richiamo alla preghiera, colpita dalla potenza degli sguardi delle donne attraverso i loro veli, speranzosa di un prossimo futuro di pace e, come sempre succede quando viaggio, con la voglia di tornare presto in quella che, per il tempo che è durata, è stata un po’ casa.

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