Mio caro fumetto... - Bollettino del Comitato d'agitazione delle Reggiane
Letture

Le Reggiane, storia di una fabbrica italiana

Ci sono distretti industriali italiani che hanno fatto la storia del nostro paese, influenzando e caratterizzando socio-culturalmente ed economicamente il territorio in cui sono sorti e hanno operato, influendo fortemente sulla vita di un grandissimo numero di persone. Ad una di queste aziende è dedicato Le Reggiane, l’avventura di una fabbrica italiana (Edizioni Segni d’Autore, 2016), fumetto frutto di un lavoro di squadra. Alberto Guarnieri e Micol Pallucca si sono occupati del soggetto e della sceneggiatura mentre Leonardo Marcello Grassi è autore dei disegni.

Interessanti sia l’introduzione di Adriano e Paolo Riatti dell’Archivio Digitale Reggiane, sia la postfazione a cura di Luigi Grasselli, docente presso il dipartimento di Scienze e metodi dell’Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Aiutano alla creazione di un quadro attorno ad un romanzo grafico che somma fiction e realtà storica molto ben documentata.

Mio caro fumetto... - Copertina de Le Reggiane, l'avventura di una fabbrica italiana

Le Reggiane infatti divulga le vicende delle Officine Meccaniche Reggiane dal 1937 al 1979 ed è nel contempo un romanzo di formazione. Nel 1938 il protagonista, Armando Corradini, ancora ragazzo, entra in fabbrica per volere del padre, dipendente egli stesso della struttura. In fabbrica cresce. Diventa uomo e imprenditore grazie al suo orgoglio e agli insegnamenti ricevuti sul luogo di lavoro.

Gli anni della sua giovinezza sono particolarmente difficili. Assiste all’espulsione degli ebrei dal posto di lavoro a causa delle leggi razziali, all’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, all’eccidio del 28 luglio del 1943, durante una dimostrazione operaia contro la guerra.

Mio caro fumetto... - Le Reggiane e l'esito delle leggi razziali

Quella triste mattina in molti dopo essere entrati al lavoro decidono di proclamare uno sciopero e di sfilare per le vie della città di Reggio Emilia. Un corteo via via più numeroso, disarmato e pacifico, inneggiante al re e alla pace, sotto l’egida del tricolore si avvia verso i cancelli. Ad aspettarlo un plotone di bersaglieri capeggiato da un sergente che richiama tutti all’ordine e gli intima di rientrare, minacciando di aprire il fuoco. La volontà dei manifestanti è ferma. Partono i primi colpi e in una rapida escalation di violenza il sergente punta la sua arma sulla folla. 29 uomini rimangono feriti. 9 perdono la vita: Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi.

Mio caro fumetto... - Le Reggiane e la strage del 28 luglio del 1943

A seguito dell’8 settembre del 1943 la situazione si complica ulteriormente. Armando si unisce come staffetta alla guerra partigiana fra i monti dell’Appennino Emiliano. Nel gennaio del 1944 i bombardamenti alleati danneggiano gravemente gli edifici della fabbrica.

L’immediato dopoguerra impone la conta dei danni e l’impegno per la ripresa, a cui non si giunge mai completamente. Nel 1949 infatti l’azienda entra in una lunga fase di crisi, con ingenti licenziamenti e scioperi. Da ottobre del 1950 a ottobre 1951 circa cinquemila operai occupano gli stabilimenti, senza però ottenere l’obiettivo che si erano preposti: fare capire all’azienda l’opportunità della riconversione della produzione da bellica a macchinari per l’agricoltura.

Mio caro fumetto... - Le Reggiane negli anni Cinquanta

Le peripezie della fabbrica e la vita personale di Armando Corradini continuano ad intrecciarsi. Il lettore è avvinto sempre più in una storia collettiva fatta di avventure tecnologiche (fra velivoli e motori d’aviazione, locomotive, automotrici ferroviarie, tram, attrezzature e macchinari agricoli, automobili, produzione militare, impianti industriali), di rivendicazioni politico-sindacali e nel contempo in un’altrettanto emozionante vicenda privata, ricca di colpi di scena. Così l’espansione del nucleo familiare degli Armandini, e il passaggio del testimone generazionale al suo interno, vanno di pari passo allo sfilare di altri protagonisti del fumetto: operai, dirigenti, sindacalisti, industriali, politici che hanno fatto la storia delle Reggiane, di una città, di una regione e del nostro Paese.

Colpisce la descrizione tanto sintetica quanto efficace dei legami fra i personaggi principali. L’amore viscerale della madre di Armando nei confronti di suo figlio è commovente. Gli è sempre accanto e di supporto. Tenta di continuo di fare da ago della bilancia, di mediare nei duri conflitti padre-figlio, dovuti ad una lontananza sia caratteriale sia ideologica. Un rapporto distante, severo e di astio quello che intercorre tra i due uomini. Migliora nel finale quando i loro obiettivi diventano comuni e l’orgoglio fa da collante, invece che essere motivo di frizione. È ben descritto anche il duraturo e forte sentimento tra Armando e Silvia. In apertura hanno una relazione quasi infantile, vista l’età precoce del loro incontro. Con il tempo la loro coppia diviene passionale e sanguigna, fino ad illuminare il futuro, solida davanti a qualsiasi ostacolo.

Mio caro fumetto... - Silvia e Armando, protagonisti de Le Reggiane

Tutto ciò è molto ben rappresentato da Leonardo Marcello Grassi, disegnatore classe 1991, che vive e opera a Reggio Emilia. A Le Reggiane lavora in digitale restituendo per immagini i fabbricati industriali e le architetture del Cairo, ovvero il quartiere operaio della città. Un risultato possibile soprattutto grazie al frequente utilizzo delle fonti archivistiche disponibili: fotografie, manifesti, marchi, documentazione tecnica relativa alla progettazione dei prodotti, materiale pubblicitario. Il fumettista se ne serve elaborandole al computer e rendendole base per vignette e splash page.

Mio caro fumetto... - Leonardo M. Grassi lavora in digitale sulle foto d'archivio per il suo fumetto
Mio caro fumetto... - Foto di uno degli ambienti della fabbrica

Molto varia la gabbia. Se la palette che sceglie si addice ad evocare il periodo storico di riferimento, richiamando i marroni aranciati di talune copertine de Il Vittorioso, i modelli grafici dei personaggi intenzionalmente stridono. Per fattezze, così come per dettagli di moda e stile, sembrano derivati dai fumetti Bonelli e dai fotoromanzi anni Sessanta e Settanta, oltre che da certo fumetto americano. Silvia in particolare si presenta con un’acconciatura liscia fino al petto negli anni Trenta e Quaranta, epoca in cui questo tipo di pettinatura non era assolutamente in voga, e abbigliata con un abito a tubino con minigonna.

Mio caro fumetto... - Silvia negli anni 30 e 40, con capelli lisci e abito a tubino con minigonna

Nonostante l’ampio formato del fumetto (210 x 300 mm), caratteristico di larga parte dei volumi di Segni d’Autore, i balloon e il modulo del lettering in qualche caso danno forse la sensazione di essere troppo grandi rispetto alle dimensioni di tavole e vignette.

Un fumetto piacevolmente scorrevole, che pur nella brevità fa appassionare all’epopea di questa industria simbolo segnante per la storia italiana, esperienza viva di successi, difficoltà, rilanci, declini, pregna del sudore e dell’impegno di intere generazioni di operai. Introduce molteplici argomenti, fornisce notevoli spunti di riflessione e invoglia all’approfondimento.

Mio caro fumetto... - Il corpo centrale della palazzina della Direzione, a forma di M

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