
La forza degli eroi e il peso della loro eredità
Uscito il 19 gennaio del 2022 in Francia, La forza degli eroi di David Sala (Gallucci Editore, 2025) è un memoir autobiografico estremamente intimo nel quale l’autore ricostruisce le radici, la storia e le cicatrici della sua famiglia, spingendo indietro la memoria fino alla Spagna del Caudillo e alla Francia sotto il regime nazista. Con il suo sguardo di bambino, David racconta dei suoi due nonni, spagnoli, repubblicani, che hanno avuto entrambi un ruolo nella Resistenza.

Josep Sala, il padre di suo padre, che David ha avuto modo di conoscere bene, era catalano. Alla disfatta dei repubblicani e davanti all’avanzata delle truppe fasciste, varcò la frontiera francese. Internato nei campi profughi di Argelès-sur-Mer e Septfonds, fuggì durante un trasferimento e si unì alla Maquis.
Antonio Soto Torrado invece, il nonno materno conosciuto da David molto poco, prima di arruolarsi nella cavalleria dell’esercito repubblicano faceva il parrucchiere. Condannato a morte dal regime attraversò tutto il paese per rifugiarsi in Francia. Anche lui fu rinchiuso ad Argelès-sur-Mer e fu reclutato tra i lavoratori volontari spagnoli. Partecipando poi alla campagna di Francia, fu fatto prigioniero dai tedeschi tra le dune di Dunkerque. Internato nello Stalag 17b fino a dicembre del 1941, fu deportato nel campo di sterminio di Mauthausen. Sopravvisse. Negli ultimi anni della sua vita aveva uno scopo ben preciso: non morire prima di Francisco Franco.


I generi di testimonianza che David riporta nel suo fumetto dipendono dal grado di conoscenza che ha avuto dei suoi nonni. Per nonno Josep, si tratta di un ricordo diretto, per Antonio no. È indiretto, filtrato attraverso la memoria della mamma depositaria di tutte le informazioni. Uniche fonti primarie attraverso le quali trascrivere i fatti: un faldone di documenti; un ritratto di Antonio, dipinto nel lager da un antifascista tedesco, sepolto e rinvenuto alla liberazione del campo nel 1945; la pellicola Super 8 con il filmato girato da David ragazzo, contenente gli aneddoti del nonno.
Il filo conduttore e il focus de La forza degli eroi rimane quello della memoria personale. Non c’è ricerca del vero, di una verità storica, non ci sono studi documentari o bibliografici alla base della sceneggiatura. Il fumetto da questo punto di vista è nato in maniera piuttosto istintiva, non senza qualche difficoltà: un iniziale blocco psicologico di David davanti ad un quaderno bianco, da riempire di 50 anni di vita.

Il racconto, strutturato in flashback, è semplice e nel contempo speciale. Dà voce alle sensazioni, alle percezioni e ai ricordi d’infanzia di David. È un misto di fatti agghiaccianti e dolorosi, di momenti quotidiani in famiglia, di quell’atmosfera gioiosa della condivisione dei pasti, di svago e passeggiate con gli amici in bicicletta.

I bambini, captando i discorsi degli adulti dalla propria cameretta, possono divenire anche involontariamente testimoni di realtà terribili. Hanno però una capacità eccezionale: riescono un momento dopo a giocare, distrarsi e andare avanti. Hanno una resistenza e una resilienza incredibili.

Pagina dopo pagina David cresce, diventa adolescente, inizia i suoi studi, il suo lavoro da fumettista, si crea una propria famiglia. Nel mentre il lettore lo segue nel percorso di recupero dei ricordi dei suoi nonni, di ricezione di un’eredità pesante e di interiorizzazione dell’importanza della memoria. Il passaggio del testimone generazionale, in questo caso familiare, implica la comprensione e l’accettazione di una responsabilità: il peso di non mandare perduti certi valori, ideali e insegnamenti. Siamo liberi perché qualcuno ce lo ha permesso, con azioni di lotta e sacrificio, separandosi dalle proprie case, a rischio della vita.

Il lavoro grafico, connaturato in David Sala, eseguito con una tecnica mista a pastello, acquarello e gouache, non ha necessitato di molti disegni preparatori. L’esito è un capolavoro assoluto: sbalorditivo e commovente per il potere evocativo delle immagini, fiabesche e fantasmagoriche, per la miriade di dettagli che vi vengono inseriti e per l’uso strabiliante del colore. Uno stile fortemente pittorico che rimanda a Gustav Klimt, Francis Bacon, Marc Chagall, che spazia dall’espressionismo, al modernismo, fino al pop.
Anche alla base dell’universo grafico de La forza degli eroi c’è la decisione dell’autore di mostrare come vedesse il mondo quando era piccolo, di rimanere nella sfera del ricordo: un misto di realtà, come fosse tratta da un album fotografico, di immaginazione e fantasia. Ciò spiega perché i corpi dei genitori in taluni casi siano enormi. I bambini, si sa, hanno una percezione tutta loro degli spazi e degli adulti. Li vedono grandissimi.

Con maestria si viene catapultati verso la fine degli anni Settanta (David Sala è del 1973), quando gli interni degli appartamenti erano caratterizzati da carte da parati, mattonelle e tappezzerie con i colori a contrasto e dal tipico arredamento, compresi gli immancabili poster di Magritte. Compaiono poi i golfini colorati con i motivi geometrici, le cartelle e gli astucci di scuola di pelle e stoffa, le biciclette, i giradischi, i mangiacassette, gli occhialini blu e rossi per vedere i primissimi film in 3D.

Altri espedienti grafici che l’autore usa sono le espressioni esagerate dei volti, l’attenzione a determinati particolari dei visi, spesso al limite della caricatura. Si tratta di trucchi strumentali alla sequenza, all’emozione del momento. Deformare e allontanarsi dalla realtà per essere più vicini al reale.
Ma ne La forza degli eroi a farla da padrone è il colore, spiazzante e ipnotico. È una chiave di lettura del quotidiano, così come dell’onirico. Nel fumetto anche l’orrore e l’indicibile abbandonano non senza rischio le tinte scure, il bianco e nero, per i colori. Ciò avviene sia quando vengono raffigurati in toni eroico-epici, ad acquerello e pastello, come nel caso della cavalcata del nonno per tutto il sud della Spagna per sfuggire ad un plotone di esecuzione, sia quando con pennellate di gouache si dipingono i deportati e il campo di sterminio.

Eppure le palette forti e luminose non edulcorano la sofferenza, la violenza, la morte. Il fucsia fa da sfondo a brutali pestaggi delle SS e ad ammassi di cadaveri nelle fosse comuni del lager; arancio e giallo prevalgono nella scena di impiccagione del nonno materno.


E il colore crea ritmo, movimento. Un esempio eclatante la fuga rocambolesca di nonno Josep dalle SS. Descritta in poche tavole, parte da un bosco verde e, passando attraverso un groviglio di rovi magenta, si conclude in un’immersione salvifica nei rilassanti toni dell’azzurro e del blu.

La forza degli eroi, è la prima e forse l’ultima opera autobiografica di David Sala, nata per il bisogno, e insieme per il dovere morale di mettere su carta la guerra, l’esodo incerto in un’Europa dominata dai nazisti, privazioni, oppressione, sofferenze e rancori. Abissi che sono sempre stati intorno a lui, dentro di lui, che lo hanno marchiato: divenuti identità. Sicuramente un esercizio terapeutico di autoanalisi per la guarigione.
«I geni hanno una memoria, a quanto pare. Non avevo conosciuto la paura, il freddo e la fame, l’umiliazione, l’esilio, la tortura. Nessuno mi aveva sputato addosso perché ero spagnolo. Nessuno mi aveva messo un cappio al collo. Non conoscevo l’odore della morte, né quello dei corpi ammassati e dei forni crematori. Eppure, soffrivo come se quelle ferite fossero le mie. Quelle immagini mi tornavano in mente come flash, mi davano la nausea, mi mettevano voglia di urlare».

Proprio per rendere immediatamente espliciti questi stati d’animo dell’autore avrei mantenuto il titolo originale del fumetto, più efficace e pertinente: Le poids des herós, e cioè Il peso degli eroi. Un peso che sento tanto anche io fin da quando ero bambina, con un nonno che non ha mai riconosciuto la Repubblica Sociale Italiana, internato militare nello Stalag IIID di Berlino dal 9 settembre 1943, e una nonna toccata da vicino dall’abominio della strage delle Fosse Ardeatine.

Un fumetto che ha mi ha profondamente colpita. Una lettura necessaria nell’epoca delle derive a destra, dei conflitti, dei revisionismi, di nuovi genocidi, persecuzioni e migrazioni “forzate”. Un’opera che ci invita a riflettere sulla caducità della pace e della libertà che diamo per assodate. Un faro sull’importanza del ricordo delle lotte per la democrazia e la giustizia di chi ci ha preceduti e dell’impegno politico in accordo con tale eredità.

