Mio caro fumetto... - Franco Basaglia contro le catene fisiche, della mente e del pregiudizio
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Basaglia, il dottore dei matti e la sua rivoluzione

Il fumetto Basaglia, il dottore dei matti di Andrea Laprovitera e Armando Mìron Polacco (BeccoGiallo, 2021) tratta di dignità, libertà, umanità, diritti, lungimiranza. Della rivoluzione copernicana teorica e metodologica che un medico illuminato, Franco Basaglia, ha portato avanti con determinazione nel campo della psichiatria.

Mio caro fumetto... - Copertina di Basaglia, il dottore dei matti

Per decine di anni moltissime persone sono state rinchiuse nei manicomi perché considerate “devianti”, non rispondenti ai canoni e per motivi che nulla avevano a che vedere con la malattia mentale. Durante il regime fascista ad esempio, molti dissidenti politici hanno subito questa sorte. Pubblico scandalo, decoro familiare e sociale e onore giustificavano inoltre l’internamento di omosessuali, come di tantissime donne che non si uniformavano alla morale del tempo.

Fra queste le prostitute e le libertine, le emancipate, le ribelli, le stravaganti. Subivano la stessa sorte coloro che non sottostavano alle regole imposte da padri e mariti, che da padri e mariti e famiglie venivano segnalate. Padiglioni e corsie erano pieni di donne che non si sentivano a proprio agio nel ruolo di moglie e di madre o che si opponevano ad abusi e violenza domestica. Poi c’erano le criminali, colpevoli ad esempio della morte di uno dei genitori, infanticide, uxoricide. Nelle cartelle cliniche i casi suddetti si nascondevano dietro a contenitori diagnostici quali ninfomania, melancolia, demonomania.

Mio caro fumetto... - I padiglioni dei manicomi, luoghi di segregazione e sofferenza

Il manicomio era in generale luogo di segregazione per disadattati, incapaci, indigenti e persone ai margini della società, impossibilitate a difendersi, prive di qualsiasi genere di appoggio, di occupazione, casa e affetti. Non mancavano i bambini, reclusi per disturbi comportamentali e dell’apprendimento, per ritardi psicomotori, per iperattività. Di frequente provenivano dagli orfanotrofi ma anche da comuni situazioni di estremo degrado.

In Italia la legge Giolitti del 14 febbraio del 1904 aveva per prima dettato disposizioni sui manicomi, sulla custodia e la cura degli alienati, ritenuti pericolosi per se stessi e per gli altri. Nel 1930 il nuovo codice penale introduceva l’obbligo dell’iscrizione degli internati nel casellario giudiziario, confermando di fatto l’assimilazione del manicomio alle carceri. Tra il 1933 ed il 1938 si affermavano le prime cure dello shock: tentativo di guarire i sintomi dei disturbi mentali, considerati di causa unicamente organica.

Mio caro fumetto... - La terapia dell'elettroshock

Nel 1948 i neurologi Ugo Cerletti e Lucio Bini introducevano l’elettroshock. La tecnica prevedeva l’induzione di convulsioni attraverso il passaggio di corrente elettrica nel cervello dei pazienti psichiatrici. Spesso usata come punizione piuttosto che a scopo curativo e per sedare, oltre al cloroformio e alla paraldeide. L’applicazione della TEC, la terapia elettroconvulsiva, permane saltuariamente tuttora per i casi più complessi di depressione, con sintomi psicotici e rallentamento psicomotorio.

Dal 1952, quando viene scoperto e sviluppato il primo antipsicotico, la clorpromazina, inizia l’era degli psicofarmaci. Si aggiungono nel tempo gli antidepressivi e le benzodiazepine per gli stati ansiosi. I farmaci diventano così vere e proprie camicie di forza di tipo chimico, da utilizzarsi spesso in unione ai più barbari mezzi di contenzione meccanica.

Mio caro fumetto... - Franco Basaglia si trasferisce a Gorizia con la sua famiglia nel 1961
Mio caro fumetto... - Franco Basaglia con la moglie Franca Ongaro e i figli Enrico e Alberta

È negli anni del boom delle terapie farmacologiche che Franco Basaglia comincia ad operare. Grazie al fumetto autobiografico Basaglia, il dottore dei matti è possibile seguirlo lungo diciassette anni di attività e conoscere il suo pensiero. Il fumetto biografico si apre nel 1961. Franco Basaglia arriva a Gorizia con sua moglie Franca Ongaro e i suoi figli Enrico e Alberta, per prendere servizio come direttore del manicomio locale. È una struttura del tutto simile ad una prigione: quattro padiglioni per gli uomini e altrettanti per le donne, filo spinato tutto intorno.

«Muri scrostati e sporchi d’urina, sporcizia, topi che attraversano i corridoi, malati incatenati e lasciati soli per una giornata intera senza nemmeno la possibilità di andare in bagno, inferriate alle finestre… Per non parlare poi dei metodi usati, elettroshock e insulina».

Mio caro fumetto... - Il manicomio di Gorizia sovrastato da un urlo nel cielo

Basaglia sa bene cosa voglia dire essere maltrattato fisicamente e privato della libertà e dei minimi diritti. Da giovane è stato detenuto sei mesi nel carcere veneziano di Santa Maria Maggiore per motivi politici, su sentenza del Tribunale speciale per la difesa dello Stato. A Gorizia inizia la sua lotta contro abitudini, mentalità e pratiche radicate, contro colleghi e infermieri restii all’idea di riconoscere i malati come esseri umani e non come folli, e a trattarli di conseguenza. Il suo fine:

«fare in modo che l’istituzione psichiatrica si adegui alla persona e non viceversa»

Via i camicioni e largo ai vestiti civili, no ai capelli rasati, basta con le forme di costrizione di ogni genere, le inferriate alle finestre, le porte chiuse delle camerate. Niente più chiavi penzolanti dalle cintole degli inservienti, come fossero secondini. Sia loro sia i medici devono cambiare modo di comportarsi e di approcciare ai pazienti, senza camici a mettere distanze. I sofferenti psichici partecipano ad assemblee e ottengono incarichi lavorativi nell’istituzione. Ma la battaglia di Franco Basaglia dentro ai manicomi non è nulla in confronto all’impegno da profondere all’esterno. È necessario spezzare le catene del pregiudizio e ottenere che i malati possano reinserirsi nella società e vivere liberi, nel pieno significato della parola.

Mio caro fumetto... - Basaglia e la convinzione che il malato sia un uomo con tutte le sue necessità

Nel mentre il 12 febbraio 1968 viene approvata la legge n. 132 che porta il nome del Ministro della Sanità socialista Luigi Mariotti. Al ricovero coatto della legge Giolitti si affianca ora il ricovero volontario. Gli ospedali psichiatrici sono equiparati a quelli generali, i pazienti obbligati all’internamento non sono più inscritti nel casellario giudiziario. Le strutture con migliaia di pazienti vengono abolite a favore di quelle con un numero massimo di 500 posti (norma rimasta a lungo senza attuazione). Luigi Mariotti tra l’altro il 20 settembre del 1965 aveva colpito l’opinione pubblica paragonando gli ospedali psichiatrici alla realtà dei lager tedeschi.

Ma la strada da compiere per Basaglia è solo al principio. A settembre del 1970 si trasferisce a Parma, per lavorare come direttore del manicomio di Colorno. Una collaborazione breve. Ad agosto del 1971 si trasferisce a Trieste. Una nuova sfida lo attende al manicomio di San Giovanni. Lì la situazione è del tutto simile a quelle già osservate nei suoi luoghi di impiego precedenti. Anche qui le battaglie più ardue sono quelle con i medici e gli impiegati restii alle sue idee e ai cambiamenti.

Mio caro fumetto... - Il manicomio di San Giovanni a Trieste

L’impegno con e per i malati: infondere loro la fiducia e il germe della speranza. C’è una vita bella, degna di essere vissuta, lontano dalle sbarre e dall’oppressione. Simbolo di questo sogno Marco Cavallo, una scultura azzurra di legno e cartapesta dalle dimensioni monumentali, circa quattro metri di altezza. Un novello cavallo di Troia che, anziché penetrare in una città assediata, nel 1973 esce insieme ai malati dal manicomio, invadendo festosamente le vie di Trieste.

«Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l’amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d’estate
c’era una nube ch’io mirai a lungo:
bianchissima nell’alto si perdeva
e quando riguardai era sparita».

Prima strofa della poesia che ha ispirato il colore di Marco Cavallo: Ricordo di Maria A. di Bertold Brecht.
Mio caro fumetto... - Marco Cavallo varca il cancello del manicomio

Nel 1978 non un traguardo ma un nuovo inizio con la legge n. 180, la cosiddetta legge Basaglia. L’Italia con questo provvedimento si fregia di essere il primo Paese al mondo a chiudere i manicomi e a regolamentare il trattamento sanitario obbligatorio.

«Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse. È importante che noi, adesso, abbiamo provato che si può fare diversamente: ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione, anche senza la costrizione».

Basaglia, il dottore dei matti grazie all’efficace sceneggiatura di Andrea Laprovitera si configura come un omaggio ma anche come un’opera divulgativa che coinvolge ed emoziona, dalla forte valenza didattica. Impeccabile il lavoro grafico di Armando Mìron Polacco, radicalmente diverso per tecnica e per stile da quello affrontato per Perlasca.

Mio caro fumetto... - Scala di grigi a ricordare l'acquerello per le scene quotidiane

I disegni, totalmente realizzati in digitale, si differenziano all’interno del medesimo fumetto, evidenziando con estrema coerenza un’evoluzione intrinseca alla storia raccontata. Nelle scene di vita quotidiana e di condivisione familiare di Basaglia ricordano l’acquerello. Sono infatti morbidi e sfumati, con una prevalenza della scala di grigi.

Al contrario nelle tavole ambientate nei manicomi prima dei suoi successi metodologici, sono caratterizzati dal nero che prevarica sul bianco e da tratti marcati e aggressivi. Man mano che l’istituzione totale si umanizza e si adegua alle rivoluzionarie idee basagliane le tinte acquerellate dilagano sempre più fino a predominare. Ed ecco che il manicomio e i folli si confondono, si normalizzano, equiparati ed indistinti nella forma e nella sostanza al mondo che li circonda.

Mio caro fumetto... - Nero drastico per le scene ante intervento di Franco Basaglia

Un’idea e un simbolismo molto potenti. Non poteva mancare nel fumetto una citazione del celebre film di Milos Forman del 1975 Qualcuno volò sul nido del cuculo, con lo straordinario Jack Nicholson attore protagonista. Cuckoo’s Nest in americano significa manicomio e cuckoo invece “pazzo”. In Basaglia, il dottore dei matti il cuculo compare in diversi significativi punti.

Riconoscibile fra i vari suggestivi elementi della copertina, se ne scopre l’importanza in apertura, ove campeggia appollaiato su un ramo totalmente secco. Accompagna poi Basaglia a Gorizia, ed è seguendo il suo volo che si giunge a Trieste. Lo si ritrova più volte nel finale. Abita sempre rami frondosi e nell’ultima riguardia, si libra nell’aria vicino ad un ramo germogliato, emblema di una nuova stagione di fruttuosi cambiamenti.

Mio caro fumetto... - Il cuculo nelle tavole di Basaglia, il dottore dei matti

Altra tavola altro richiamo, questa volta ad un capolavoro della storia dell’arte: il Narciso di Michelangelo Merisi da Caravaggio. A vedere riflessa nello specchio d’acqua un’immagine di sé ricordo o forse sogno di giorni felici, è però un uomo rasato e con il pigiama a righe, umiliato, annichilito e spersonalizzato. La mente inevitabilmente corre ad una frase memorabile di Primo Levi.

«E siccome lì, nel campo di Auschwitz, quello che prima si chiamava “uomo” era diventato una “cosa”, non si può che considerare l’esperienza di ogni deportato non-umana; essa rispecchiava infatti il non essere uomo, l’aver superato ogni limite della sopportazione, l’annientamento della dignità umana, una condizione in cui la vita e la morte parevano la stessa cosa. Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo».

Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi (1976), p. 152
Mio caro fumetto... - Armando Mìron Polacco e il suo richiamo al Narciso di Caravaggio

Notevole l’impegno di Armando Mìron Polacco nel ricostruire luoghi e ambientazioni: le vedute delle città, i monumenti, le facciate e gli interni dei manicomi, gli spazi condominiali dei palazzi e gli appartamenti privati. Una miriade di oggetti, grandi e piccoli, testimonia l’attenzione per il periodo di riferimento. I personaggi principali a loro volta sono fortemente somiglianti al reale e abbigliati secondo la moda del momento. Evidente e minuzioso lo studio delle fonti fotografiche, audiovisive e documentarie.

Mio caro fumetto... - Vedute di Trieste

Insomma, impossibile non sentirsi totalmente immersi negli anni Sessanta e Settanta italiani. Anche la colonna sonora è coerente. La radio trasmette Quei capelli spettinati di Giorgio Gaber e Nel blu, dipinto di blu di Domenico Modugno. Alcune vignette poi raccontano fatti che hanno segnato quell’epoca, travalicando però i confini nazionali: lo sbarco sulla Luna, il golpe di Pinochet in Cile.

Mio caro fumetto... - La televisione trasmette lo sbarco sulla luna
Mio caro fumetto... - L'11 settembre 1973 il golpe di Pinochet in Cile

E se il fumetto è sintetico per natura, a pagina 113 si assiste ad una vera e propria lezione sull’iter di formazione delle leggi, dall’approvazione da parte dei due rami del Parlamento, passando per la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica, fino alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Mio caro fumetto... - L'iter di formazione della legge Basaglia

Da non perdere Basaglia, il dottore dei matti, perché oggi di conoscere e ricordare Franco Basaglia c’è ancora bisogno. La via verso la psichiatria democratica è ancora lunga e l’eredità basagliana deve essere curata e difesa. La pandemia ha di colpo aggravato i già ben noti problemi di gestione e di assistenza delle persone affette da disturbi mentali. Seppure il filo spinato non c’è più permangono lo stigma generalizzato, la paura della diversità e la conseguente solitudine delle persone con disagio psichico. Un isolamento vissuto anche dai familiari, cui viene addossato l’intero carico di cure e responsabilità, senza l’adeguato supporto e senza alcuna preparazione, ventiquattrore al giorno a tempo indeterminato.

Quando il ricorso all’ospedale psichiatrico è inevitabile, le cure sono mix di psicofarmaci, le porte delle stanze troppo spesso sono chiuse e di frequente cinghie ai polsi e alle caviglie costringono i pazienti all’immobilità nel letto. Un fenomeno sommerso ma purtroppo routinario. Non è un caso se di recente il Ministro Roberto Speranza ha inviato a Regioni e Comuni la bozza di un accordo per il superamento definitivo della contenzione nei luoghi deputati alla salute mentale. Un obiettivo fissato per il 2023.

Perché non ci siano involuzioni e il modello psicosociale basagliano sia realmente applicato e funzioni, sono necessarie risorse, impegno e volontà a tutti i livelli. E se questa è la situazione in Italia, in Europa varia molto a seconda dei paesi. Anche in quelli che hanno deistituzionalizzato, e che seguono da più tempo l’esempio italiano, permangono notevoli criticità. Una testimonianza a fumetti? Manicomio: una historia real di Montse Batalla e Xevi Dominguez, di cui ho già avuto modo di scrivere qui.

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